universi paralleli/9 (o dei cani e dei motti fascisti)

Allora.
Ci siamo.
L’Impossibile di questo numero del Corriere della Sera Style Magazine, accennavo, è Scilla Ruffo di Calabria.

Ieri l’abbiamo lasciata a rispondere a una domanda spinosa intorno alla quale d’altra parte schiere di noi s’affannano invano da tempo immemore: cosa significa essere una principessa nel 2008?
Ecco qui: «Un grande onore, però ci sono anche diversi oneri. È come ottenere un lavoro grazie a una raccomandazione. Devi darti da fare il doppio per dimostrare che non sei una stupida raccomandata. Non vivo da principessa, bensì come una normale ragazza di 24 anni».
A proposito: il fratello non si chiama Cariddi, ma Francesco.

la ragazza della porta accanto

Teniamo bene a mente: lei vive come una ragazza normale.
Perciò, quando leggiamo che «chiusa la fase “party girl”, adesso si trasforma, come Zelig» (uguale precisa), «in cuoca. “Mi piace cucinare”, ed è normale, quindi, che conduca un programma tv», capiamo finalmente perché la nostra vicina di casa di 24 anni è finita a Uno Mattina a fare le frittatine in diretta.

lei va a lourdes

«Ogni anno vado a Lourdes ad accompagnare i malati: è il minimo che possa fare», dice.
Per incentivare la soddisfazione di sé, noi aspettiamo pazienti che – allo scopo di dare di più – vada anche una volta l’anno a Medjugorie, un’altra a Loreto, poi da padre Pio, poi negli ospizi a dar da mangiare alle vecchie bavose, poi nel centri dove ci sono gli handicappati. Se di questi tempi trova che abbia una sua utilità, forse potrebbe fare anche una visita pastorale nei cpt.
Un’idea come un’altra, intendo.

chi attacca i cani attacca il ceto medio

Pierluigi Battista, invece (del quale si vocifera un passaggio dalla vicedirezione del Corriere alla direzione del Tg1), si dedica alla promozione di una battaglia civile: siccome «il cane in casa è il simbolo animale della società del relativo benessere, il cane è l’emblema dell’immenso e informe ceto medio che domina il panorama sociale della modernità. Rendere la vita impossibile alle famiglie con cani è perciò un attacco al ceto medio: come l’aumento delle tasse, come l’inflazione a due cifre, come l’obbligo di andare in pensione troppo presto».

i cani e il governo

Un po’ me ne mancano le forze, ma ci provo lo stesso.
A far che?, uno si domanda.
A rendere sommaria elencazione delle boiate che una sola frase di poche righe riesce a contenere.
Uno: il cane è l’emblema del ceto medio.
Ah: non del ceto di governo, tipo?

le famiglie dei cani

Due: rendere impossibile la vita alle famiglie con cani eccetera.
Ecco il miracolo: le «famiglie» con cani. Perfino per parlare dei cani, Battista riesce a scomodare una categoria sociologica di destra: le famiglie con cani, poveracce, sono veramente vituperate. È una vera battaglia civile.

le tasse dei cani

Tre: qualcuno dica a Battista che l’aumento delle tasse non è di per sé lesivo del ceto medio, a meno che chi governa non intenda operare redistribuzioni di reddito a favore dei ricchi aumentando non le tasse in generale, ma proprio ed esattamente quelle del ceto medio.

la pensione dei cani

Quanto all’inflazione a due cifre, ho deciso che ho poco da dire. Anzi: niente.
Ma la storia dell’«obbligo di andare in pensione troppo presto» muove transiti veloci nel mio apparato gastro-intestinale.
Prima di tutto in relazione all’«obbligo» di andare in pensione, che a me verrebbe da chiamare in un modo che fa trasparire pensieri tragicamente demodé: cioè «opportunità»; e poi anche in relazione al «troppo presto».
In pensione troppo presto, Battista? Andare in pensione dopo trentacinque o quarant’anni di fabbrica o di ufficio è troppo presto?
Con quale faccia si può sostenere un simile punto?, mi domando.
Poi guardo la pagina 33 del Corriere Style magazine e la verità mi si appalesa con la forza di una folgorazione: con la faccia di Battista, fotografata al centro in alto.
Bau.

un papa leggero

Consiglio – ma non sono in grado di trascriverla in parte per ragioni di spazio in parte perché me ne sento mancare le forze – la lettura della rubrichina di Alessandra Borghese, «Aplomb vaticano». Parla del papa. Cito solo questa frase: «Sedeva tanto leggero che sembrava uno studente».
O gesù.

che stile questo style

Segnalo il titolo vagamente sessista della rubrica «Dolce stil novo» di Pietro Calabrese: «La nuova Alitalia? Spero che somigli a quella hostess bonazza».
Considerato che è a pagina 42 di un mensile che si intitola come si intitola e in una rubrica che si chiama come si chiama, a me sembra una certa caduta di quel che si dice.
Pesantina, anche.

nel blu dipinto di blu

Rubrica «Arbiter». Titolo «Cronaca blu». Testo: «Solo una personalità come Mario Mele poteva riunire i magnifici sette della stampa italiana al convegno L’Autorevolezza oggi» (ma cos’è? Una presa per il naso?), «a Milano. Se Daniela Hamaui ed Ezio Mauro fanno la fronda, lei con il bordeaux e lui con una cravatta grigia, gli altri hanno scelto, in tutte le gamme, il più autorevole dei colori: il blu. (…) Una tinta aristocratica e popolare, come deve essere sempre l’autorevolezza».
Tipo i fondali di Forza Italia.

l’audacia aiuta i fortunati

Ger O’Rourke è irlandese, e io sarei portata a perdonargli tutto. «È l’imprenditore irlandese emergente nel campo immobiliare. A 46 anni è al comando della sua barca nella Volvo Ocean Race».
E poi: «In un momento di crisi così profonda e di incertezza sul futuro, bisogna saper osare. Chi è audace nel lavoro, nella vita, nello sport ce la farà».
E questa, però, non riesco a perdonargliela.

motti fascisti

Poche pagine dopo, rubrica «Gli audaci. Ricordati di osare. Sempre». Che sarebbe la traduzione del motto dannunziano e fascista «Memento audere semper». Niente di strano, allora, che fra gli «audaci» Style collochi Alemanno, fotografato in tiro da scalatore, scarpone ghiacciato e nasino rosso.
Rosso, eh.

turisti di alta classe

«Alvise Ranieri Tinti è da sempre un viaggiatore. Colleziona mappamondi e carte geografiche. Tra i pezzi più curiosi: un corno di bufalo arcuato utilizzato per tagliare e raccogliere il riso (recuperato in Cambogia), un quadro di un gorilla comprato a Menaggio» (non ho capito bene: ma l’ha dipinto il gorilla, questo quadro?), «e una pelle di leopardo, trofeo di caccia del presidente americano Roosevelt. (…) Dal 1999 è l’ad di Drive out, travel consulting per turisti di alta classe».
Non per me, dunque.
(Sto ancora pensando al corno di bufalo arcuato. Certe cose ti restano dentro per sempre).

fior da fiore

«Abbiamo fatto della cultura del fuoristrada e dell’avventura un fenomeno di costume e siamo stati i primi a credere nella Libia come destinazione».
«Gli uomini, poi, cercano esperienze particolari: vivere come cowboy in un ranch del Texas o dormire in tenda nel deserto».
«La prossima partenza? Una grande trasvolata per otto persone soltanto attraverso l’autentica “essenza dell’Africa”. Il costo: 25 mila euro a testa».
Ma vuoi mettere la soddisfazione di aver scoperto l’«autentica essenza dell’Africa».
Decisamente d’alta classe, sì.

l’ora esatta (su marte)

Allegri. Su questo numero c’è uno «Speciale orologi». Il Patek Philippe ref. 5450 che, tra le altre cose, ha una caratteristica che si chiama suggestivamente «autonomia residua», costa 44.600 euro.
Più di tre volte lo stipendio netto annuale di uno statale fannullone.
D’altra parte, rendere difficile la vita alle famiglie con cani è un attacco alla classe media.
E l’Italia è stata governata dai comunisti.
E i professori universitari son tutti baroni.
E la Santanchè è una con le palle.
E Santoro è fazioso.
E Ferrara è intelligente.