la signora carmen/part one

La signora Carmen del centro massaggi la sa lunga, e secondo me la sa lunga da tanti anni.
C’ha la sua età anche se i capelli ce li ha biondi, corti e sfilati come una modella che fa la fila al casting mangiandosi le unghie (lei no: lei mangia cose vere e non le unghie, perché è in carne).

Saluta, guarda e scruta; apre la cassa e incassa.
Incamera denaro e dà consigli estetici.
Uno non capisce perché una così dia consigli estetici e qualcuno le dia retta.
Però va così e le cose che vanno così bisognerà pur accettarle.
D’altra parte non c’era quella preghiera che o signore aiutami a cambiare le cose che posso eccetera?

Ci dice «salve ragazze», si documenta sul tipo di servizi che abbiamo prenotato e ci manda al piano di sotto, nelle stanzette dove si fanno i massaggi.

Davanti a noi, in camice bianco come una neo-Fenech (ma sotto ce l’avrà la biancheria? O ci sono solo le autoreggenti bianche?), una ragazza scura di capelli blatera parolacce con aria sorridente.
Ci fa strada.
Mica s’è accorta del fatto che sta ripetendo «cazzo» in continuazione.
Sembra straniera, e se una straniera si integra – che bel verbo, no? – nel giro degli indigeni pronuncianti parolacce, alla fine l’unico italiano che impara è quello che utilizza il turpiloquio come cerniera di snodo fra le proposizioni (e comunque questa secondo me è pura classe).

Dice «cazzo, volevo un caffè ma non sono riuscita a trovare neanche una cazzo di moneta per la fottuta macchinetta, cazzo» però sorride.
Un po’ è consolante.
Un po’ è come scivolare in un progressivo abbandono dei codici comunicativi standard.
Tipo uno svenimento linguistico improvviso, come.
Favorito dal fatto che si scende e la luce è sempre di meno.

Sul sito internet c’era tutto un rutilare di figate, come se le massaggiatrici avessero fatto corsi avanzati di massaggi andando a lezione da sei o settemila guru indiani o balinesi a rotazione, per imparare curve, salite, discese e anfratti dei segreti dell’arte.

Sì.
Giusto.
Per prima cosa tornano come un flashback le immagini che si sono impresse, all’ingresso, sulla retina con l’accento sulla «e».
La maitresse Carmen col capello biondo.
Femmine spavalde con lunghissime unghie quadrate.
Anziani figuri baffuti e corpulenti che masticano ciunghe e guardano le femmine con occhio prensile e ricurvo toccandosi il crocefisso sul petto con dita di calibro AA come le melanzane del supermercato provenienza Sicilia.

Poi le guardi in faccia, le massaggiatrici delle parolacce, e ti domandi quali siano, esattamente, i segreti che possono avere imparato dai guru indo-balinesi.
Ma una risposta non c’è.
Almeno, io non riesco a trovarla nitida come vorrei.

continua