cammini pensando ai cazzi tuoi? multato!

alla_guida

Questo è un fenomeno che ha qualcosa di psichiatricamente interessante: l’ossessione normativa.

Non ci dev’essere un’area della vita personale e sociale che non sia coperta da una regola.
Su ognuna delle nostre attività, anche le più minute, c’è chi si preoccupa – e in genere l’iniziativa è leghista, ma il virus attacca le vie respiratorie di tutti i partiti, se ancora così essi meritano d’essere chiamati – di elencare i comportamenti regolari, accettabili e irregolari, stabilendo la giusta sanzione, che naturalmente (non mi pare casuale) è sì economica ma innanzitutto morale.

È come se questa gente pensasse che prima del loro avvento parlamentare questo Paese fosse una giungla senza legge (salvo quando si gloriano di averne abolite ventiduemila), senza norme, senza regole.

E attenzione: «È un’idea di buon senso e siamo pronti a votarla» dice il capogruppo del Partito democratico Marco Filippi.

Ovviamente – basta leggere il pezzo – ci sono statistiche pronte a confermare che fumare distrae e che fumare in auto e dovunque è letale per te per me e per tutti.

Le statistiche, ormai, servono a sostenere qualunque cosa abbia appunto la minima apparenza di buon senso.
E su quest’apparenza di buon senso imbelle che s’appoggia sull’autorità di dati che a nessuno interessa confutare perché son tanto carini presi così, senza stare lì a sofisticare, gli eletti costruiscono le uniche decisioni condivise di tutta la storia delle legislatura.

Ma perché non proibire i tacchi molto alti, allora, che favoriscono le storte e aumentano le spese del servizio sanitario nazionale?
Perché non dare multe a chi mentre cammina pensa ai cazzi suoi, visto che in questo modo non presta la necessaria attenzione a non colpire un passante, un palo o un ostacolo qualunque, rischiando di far male a sé e agli altri?

A proposito.
Il pezzo del Corriere, naturalmente, approva quest’idea.
Soprattutto la faccenda che la sanzione diventa doppia «se in auto ci sono minori. E qui la sicurezza in gioco è quella dei polmoni: “Con i finestrini chiusi – dice ancora Stiffoni – la macchina diventa una camera a gas. Almeno i più piccoli vanno protetti”».
E certo: la politica e il discorso pubblico ridotti a questioni di buon senso (che poi bisogna vedere se è veramente senso «buono»), e il fiancheggiamento come atto di puntello giornalistico finale.
Che bello.

Un pezzetto della nostra vita ce lo lasciano vivere in pace? Lo lasciano, un frammento della nostra quotidianità, aperto alla negoziazione relazionale delle regole?