tosi e report

tosi

Se si clicca sulla foto si legge meglio. In ogni caso, riporto qui sotto il contenuto di un comunicato stampa del Comune di Verona, maiuscole comprese:

Il Sindaco Flavio Tosi ha depositato oggi alla Procura della Repubblica una denuncia per diffamazione contro il giornalista di Report Sigfrido Ranucci.

L’esposto, consegnato nelle mani del Procuratore capo Mario Giulio Schinaia, è stato accompagnato dalle registrazioni di file audio e video, che provano il tentativo del giornalista di Report di costruire notizie false e diffamatorie nei confronti dello stesso Tosi, cercando di acquisire la necessaria documentazione con metodi illeciti, e con l’uso di denaro pubblico.

“In sintesi – ha spiegato Tosi nella conferenza stampa convocata oggi – un programma di inchiesta della Rai, pagato con i soldi dei cittadini, ha cercato di costruire una trasmissione per distruggere una persona ritenuta evidentemente un avversario politico”.

La storia, per ora, è ancora dipinta a pennellate veloci.

Ma se per caso si tratta di una storia vera, se veramente un giornalista (se del servizio pubblico o no, per ora non fa differenza) ha tentato di costruire notizie (se vere o false, al momento nemmeno questo fa differenza) utilizzando sistemi non leciti – da quel che leggo, i soldi – be’, questa, dopo Farina, è la storia più grave che abbia coinvolto il giornalismo a mia memoria.

Ecco la replica di Milena Gabanelli sull’Ansa:

«Non è la prima volta che ci arriva una querela preventiva.
Mi preme chiarire che in 17 anni di vita di Report non abbiamo mai speso un solo euro per pagare un informatore.
Ci è stato proposto un video nel quale si parla di appalti pubblici, e che in passato sarebbe stato oggetto di ricatto.
Per questo video ci sono stati chiesti soldi.
Si è fatto intendere, come normalmente avviene in questi casi, una eventuale disponibilità, al solo fine di poter vedere i contenuti di questa registrazione».

Lo spiega all’Ansa Milena Gabanelli, replicando alle accuse del sindaco di Verona Flavio Tosi che ha annunciato querela per diffamazione per un servizio del programma Report curato da Sigfrido Ranucci.

«Nessun acquisto comunque – aggiunge Gabanelli – avrebbe in ogni caso avuto seguito.
Sta di fatto che il video non lo abbiamo visto e nulla abbiamo mai comprato.
Gli incontri-trappola organizzati da Tosi, li abbiamo registrati anche noi e se sarà necessario a tempo debito verranno trasmessi, ma integralmente.

Al contrario di ciò che sostiene Tosi, Report non è una trasmissione politica e non ha simpatie o antipatie politiche, noi facciamo il nostro lavoro investigativo, le verifiche, e alla fine ciò che viene trasmesso sono solo le evidenze».

Io spero che Report abbia ragione, e che i giornalisti abbiano fatto solo e soltanto il loro lavoro.

Mi restano solo da dire due cose, per il momento.

La prima è che da tempo dico e scrivo che il giornalismo di Report a me sembra spesso poco convincente, semplificato; cibo premasticato per tesi con cui non si può che essere d’accordo. Tesi in cui la divisione fra buono e cattivo è chiara come in un film western.

Ha certamente molti meriti, ma io ricordo bene quando Milena Gabanelli, di fronte al crescente numero di giornalisti disoccupati, diceva – proprio a Verona – che bisognava inventarsi il mestiere come aveva fatto lei, e questa frase non smette di tormentarmi.

Non ci si inventa nessun lavoro.
Non ci sono scorciatoie individuali per una crisi di sistema che non è (o perlomeno non è soltanto) economica.

Questo è un punto fondamentale: se un giornalista non lo vuole capire significa che pensa unicamente alla sua possibilità di trovare un modo per lavorare, e non a quello che succede fuori dalla sua orbita.

La seconda è che se Report ha sbagliato, be’, ha ottenuto il grandissimo risultato di resuscitare politicamente un politico politicamente moribondo (mi scuso per la ripetizione, ma vale proprio la pena di essere chiari), schiacciato dal peso delle inchieste sulla sua giunta, marginalizzato dallo scenario politico locale e nazionale.

In ogni caso, comunque vada, questa storia è espressione della ferocia dei tempi.

È espressione della violenza (*non* fisica, è chiaro) con la quale il potere attacca e si difende: qualunque potere.
Il primo, il secondo, il terzo e anche il quarto.

È espressione di un modo di intendere il potere e l’informazione che mi spaventa, in ogni caso.

Non ho la benché minima simpatia per Tosi, né mi accomuna a lui e ai suoi la più piccola delle opinioni possibili sul mondo e sulla politica.

Ma se per caso Tosi ha ragione, be’, l’unica cosa che posso dire è che chi dovesse essersi professionalmente comportato seguendo questi sistemi non è in niente diverso da chi ‘uccide’ quotidianamente nelle redazioni i colleghi non allineati; da chi fa killeraggio politico a pagamento sui giornali; da chi intende l’informazione come un potere che serve *non* a dire le cose, ma a farne mercimonio.

Chi dovesse aver fatto queste cose – o farle altrove, nella sua pratica quotidiana della professione, a qualunque latitudine – fa cose nauseanti e orrende.

Se – come mi auguro e spero con tutto il mio cuore – Report ha ragione, almeno una cosa poteva farla, preventivamente: non cascare nei tranelli in cui dice di essere stato attirato.

Non si dice, sibillinamente,

Gli incontri-trappola organizzati da Tosi, li abbiamo registrati anche noi e se sarà necessario a tempo debito verranno trasmessi, ma integralmente,

come se la partita non fosse ancora cominciata, come se le persone che hanno bisogno di credere nel giornalismo – tutti, credo; e i giornalisti per primi – potessero permettersi il lusso (stavolta la uso anch’io quest’espressione, va’) di aspettare il «tempo debito».

Quel che si sa si dice subito.

E comunque, per la miseria: video, ricatti, registrazioni segrete sono cose che con il giornalismo e con la politica non hanno niente a che vedere.
A meno che non si accetti l’idea che quello che conta è vincere, qualunque cosa sia quella che si considera essere in palio.

Io sono sconvolta e furiosa.

***
UPDATE 10.56, sabato 22 febbraio

Parla Ranucci:

Dall’Arena:
«Sigfrido Ranucci così replica: «Noi non abbiamo mai chiesto soldi per Report. Invece ci erano stati chiesti da Borsato.

Noi abbiamo la registrazione completa degli incontri avuti con lui e quelli diffusi ieri sono stati manipolati.

A noi poi non interessano notizie sulla vita privata di Tosi, ma avevamo voci di un filmato in cui si parla di spartizione di appalti pubblici a Verona.

Per quanto riguarda i presunti nostri contatti con le Procure e i Ros», prosegue Ranucci, «li abbiamo millantati perché la persona che avrebbe avuto a disposizione i filmati diceva di essere stata minacciata. E andiamo avanti».

Qui il pezzo del Corriere di Verona.

La vicenda diventa sempre più squallida.
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NUOVO AGGIORNAMENTO, domenica 23 febbraio 2014, ore 20.10
I video di Tosi si trovano qui, a questa pagina

Di fronte alla domanda relativa a chi sia l’obiettivo finale dell’investigazione giornalistica, il giornalista rassicura gli interlocutori e dice che l’obiettivo è Tosi.

Ecco.
Mi domando cosa gli abbia impedito di dire questo:

«Non ho mai lavorato perseguendo un obiettivo perché non mi occupo della distruzione delle persone o delle carriere. Io lavoro in un altro modo. Non ho mai messo in difficoltà nessuna delle mie fonti».

Il giornalista, come accennato sopra, dice anche (qui)

Per quanto riguarda i presunti nostri contatti con le Procure e i Ros», prosegue Ranucci, «li abbiamo millantati perché la persona che avrebbe avuto a disposizione i filmati diceva di essere stata minacciata. E andiamo avanti».

Naturalmente, io non so cosa sia successo.
Ma il fatto che Tosi abbia deciso di rendere pubblica questa storia mi conduce a credere che egli stesso abbia percepito che ciò che questa vicenda – e, in generale, gli avvenimenti giudiziari che coinvolgono l’amministrazione locale veronese – mette in gioco è così grande da meritare tentativi estremi di auto-salvataggio politico, ai confini con l’attitudine del kamikaze.

E il fatto che i giornali parlino poco, e che sui giornali nazionali poco o nulla sia transitato – se non, in chiave di parte, sui giornali di destra – a me dice che in questa vicenda non tutto è ancora stato scritto. Non tutto è ancora abbastanza chiaro. Non tutto ciò che appare bianco è bianco, né tutto ciò che appare nero è nero.

D’altra parte, l’intervista che il vescovo di Verona, finora estremamente solidale con Tosi, ha rilasciato all’Arena – qui – pare con evidenza sufficiente tirare la volata a un futuro post-tosiano da mettere nelle mani di qualche imprenditore.