bindi e boschi

Senza titoloHo sentito l’intervista a Rosi Bindi.

Ho visto la reazione della Boschi.

Rosi Bindi dice:

Penso che le donne ministro siano state scelte perché erano giovani; non solo perché erano brave ma anche perché erano belle.
Forse possono rifiutare qualche intervista sul personale, farne una in più sul merito del loro lavoro.
E comunque, ritengo che sia un grande passo avanti, perché rispetto a quando io dovevo rispondere a chi mi diceva che ero più bella che intelligente, meglio che vengano considerate nella loro bellezza e nella loro giovinezza.

Maria Elena Boschi risponde:

«Non ho intenzione di fare polemiche quando Rosi Bindi o altri tornano ad attaccare il governo ma non credo che ci facciano del male, anzi in fondo ci fanno un favore: questo governo ha fatto un forte investimento sulle donne scegliendone alcune per l’incarico di ministro ed altre in ruolo chiave della Pubblica Amministrazione. E risponderemo con i fatti».

Sul merito

Cos’ha detto la Bindi?
Che le donne ministro sono state scelte perché sono giovani, e non solo perché erano brave, ma anche perché erano belle.

Sul fatto che il cosiddetto renzismo, che a me sembra l’evoluzione apparentemente annacquata del berlusconismo (ma più efficiente perché si pretende di sinistra) esalti il giovanilismo credo non sia legitittimo avere dei dubbi.

Era Renzi che alla stazione Leopolda, nel 2010, parlava di «rottamazione» come di un obiettivo politico.
Sul «giovani», dunque, non c’è contesa.

Peraltro, andrebbe anche ricordato, una buona volta, che l’esaltazione della gioventù faceva parte dell’armamentario retorico fascista (e non solo).
Chissà perché ora se lo sono dimenticati tutti.

La Bindi ha detto che le donne ministro sono state scelte perché erano brave, però.
Brave e giovani e belle.
Per questo.

Cosa risponde la Boschi?
Che il governo ha «scelto» donne per fare il ministro (ma il governo chi è? È maschio? Il governo è Renzi? Chi è esattamente, il governo, in questa frase?), che la Bindi «attacca» il «governo», cosa che in realtà la Bindi non fa (o fa nei limiti del guardare con spirito critico una cosa che fa «il governo»), e che loro «risponderanno con i fatti».

Questa cosa è curiosa.
Esistono, in politica, fatti che taglino la testa al toro?
Fatti interpretabili in modo inequivoco?
Direi di no.

Cosa significa, allora, l’argomento della Boschi?
Niente.
O meglio: significa che il suo/loro modo di agire politico (!) è incontestabile, perché originerà fatti incontestabili coi quali replicheranno alle critiche.

Praticamente, un «noi siamo meglio di tutti perché sì».
Come presa di posizione, è molto fastidiosa.
Ma non sono sicura che le implicazioni dell’affermazione fossero chiare, o considerate significative.

Sul metodo

L’intervista video alla Bindi è la tipica cosa sulla quale si è voluto costruire un titolo.

Lei dice «anche» (perché belle), e il titolo non ha quell’«anche».
Non solo.
Se quel che dice fosse una notizia, il titolo sarebbe stato più alto sulla homepage. Invece è (era) lì in basso.

Perché?
Perché serviva a fare un titolo, a fare massa.

Tant’è vero che sotto l’intervista dell’incredibile Ventisettesima ora c’è una musichetta: tutto è leggero, insomma; siamo ai confini del varietà. In fondo non stiamo prendendo niente troppo sul serio. Nemmeno la questione del «potere femminile» (mio dio) di cui ci vogliamo occupare.

Chi ha messo in homepage l’intervista alla Bindi sapeva che la Boschi sarebbe stata chiamata a reagire.
Sapeva che i titoli sarebbero stati due, non uno solo.

Rimestava un po’, creava una polemica.

Ecco uno dei motivi per cui il giornalismo fa male.