il calore

1555340_728836730460158_857484268_nUn amico mi ha scritto:

Tu ed io siamo un po’ simili. Spesso i tuoi post sono critiche o lamentele. Mi ricordano me e come mi sono stufato di essere.

Caro amico,
mi sono stufata anch’io di essere come sono, perché vorrei una bella discesa.
Non che io creda di essere lamentosa, a dire la verità. Ho altri difetti.

Amico mio,
non so tu, ma a me pare che quello che sta succedendo a me da un certo numero di anni è che sto mobilitando moltissime energie per fare cose che hanno un senso, e mi consentano di trovare un senso alle cose che faccio momento per momento; non – come dicevo a un’altra amica – una volta all’anno.
Allora, quando ti fai un po’ il mazzo da tanto tempo e non hai vent’anni, ti viene da dire porca troia. Ti viene da dire sono stanca. Ti viene da dire uffa. Continui a crederci, ma uffa te lo dici.

E sì che io sono una che ride, ride tanto, e cerca la leggerezza. L’altra sera ho comprato una crema su Amazon, e quando sono andata a letto mi sono domandata «oh, ma com’è che sei così contenta?», e poi mi è venuto in mente che era per la crema che avevo preso su Amazon, che non vedo l’ora che mi arrivi.

Ma c’è questa cosa, amico mio: che adesso piacciono molto quelli che – no matter what they do actually feel – hanno questa specie di impudenza/coraggio civile di sorridere un po’ cinicamente sulle cose perché in fondo le hanno viste tutte.
Una cosa tipo «massì, chi cazzo se ne frega. Ormai, quel che è fatto è fatto; prendiamo quel che c’è».

A me frega, però, perché io sono una che non dice mai «ormai», e continua a camminare e a correre e ad andare in cerca delle cose e delle persone.
Io prendo quel che c’è, certo – e proprio tu, amico mio, dovresti saperlo bene – ma cerco anche di fare esistere quello che voglio prendere.
Sono una che si dà da fare per realizzare le cose, per farle essere.

Per il resto, sì, c’è quest’altra cosa: che mi sa che io sono una persona che dà un grande valore al calore. Mi piace trovare calore, e mi piace darlo.
Sono circondata da freddoni, però. Non a casa, ma fuori: freddoni, spaventati, con l’impermeabile abbottonato fino al collo.

Insomma.
Non credo di lamentarmi – casomai mi incazzo – ma non tengo mai chiusi i bottoni del cuore.

Lo so: non essere tanto cinici è un problemone.
Mi dispiace.
Io ho bisogno di calore.
I freddoni non fanno per me.