beata te/2

Riassunto delle puntate precedenti. C’è una tipa che faceva la giornalista in un giornale, con un contratto a tempo indeterminato. Per motivi attinenti alle sue personali condizioni di lavoro e alla sua individuale relazione col datore di lavoro e con i colleghi (motivi che non crede di...

beata te

Parecchie persone, da quando ho lasciato il lavoro, hanno commentato «beata te che potevi permettertelo». Vorrei solo dire che non potevo permettermelo affatto, e che sono proprio stanca di essere scambiata per la signorotta privilegiata che si ricostruisce chirurgicamente un’impossibile verginità sociale. Non vengo da una famiglia ricca. Mio padre era un impiegato di banca che morì a 49 anni per un tumore alla vescica: la pensione che aveva maturato fino a quel momento non ha mai permesso alla mia famiglia di vivere largamente. Mia madre ha fatto la casalinga da quando sono nata io, e l’emorragia cerebrale di mio fratello ha...

fuori i secondi

Per la prima volta nella storia del giornale dove ho lavorato fino all’anno scorso, l’azienda annuncia che farà ricorso alla cassa integrazione come mezzo per arrivare a otto prepensionamenti, dopo gli altri che erano seguiti a uno stato di crisi biennale. La redazione ha...

emigrante

Okay. Mettiamola giù come va messa. Io sono un’emigrante. Tornerò, a Verona ho ancora una casa per la quale pago l’affitto; ma sono un’emigrante. Chi mi guarda, mi vede come un’emigrante. All’università sto sperimentando emozioni miste. A volte imparo cose...

in morte del giornalismo

Sommario: come e qualmente, prima delle elezioni politiche del 2006, l’ufficio stampa del candidato presidente del Consiglio per il cosiddetto centrosinistra Romano Prodi mi chiese domande scritte e – avendole ricevute – mi disse che se, non le avessi ammorbidite, non avrei ottenuto alcuna risposta. Da qui, da lontano, mai abbastanza e sempre troppo, voglio raccontare una cosa piccola che successe durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006, quelle in cui Prodi vinse per un soffio. Mi ricordo quella nottata al giornale; la paura che l’incertezza del risultato potesse addirittura condurre a esiti...