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03.o – intercoM Science Fiction Station-Vita in lettere

24 settembre 2009

intercom_science_fiction

Sono sempre curioso di leggere opere di esordio. Specialmente femminili.
Questo mese mi sono imbattuto in Due colonne taglio basso, di Federica Sgaggio, edito dalla Sironi. Un bel malloppetto da 300 e più pagine che sono riuscito a leggere in una settimana.

La vicenda, indubbiamente prende e coinvolge, dopo un inizio un po’ diesel che non si protae però per più di 30 pagine.
La scrittura dell’autrice è scorrevole, senza fronzoli, e si presta a una lettura abbastanza piana. Il che, secondo il mio punto di vista, è un pregio. La storia si snoda all’interno di una redazione di un quotidiano locale (forse non è un caso che la Sgaggio faccia la giornalista nella redazione Interni ed Esteri del quotidiano L’Arena) in cui i rapporti di forza, interpersonali, i giochi di potere sono dettati da tutta una serie di circostanze tanto banali quanto quotidiani.

Più un noir che un giallo, perché le divagazioni sulla realtà esterna alla redazione, alla città di provincia, al marcio che deriva verso la delinquenza non mancano affatto. I personaggi sono ben delineati, soprattutto per la vita che vivono al di fuori della redazione. Uno scavo interiore e psicologico che dà credibilità ai protagonisti, a cui il lettore riuscirà a dare un’identità, nel senso di una struttura fisica visiva, abbastanza facilmente.

Ci sono diversi generi (non quelli di berlusconiana memoria) di personaggi che ritroviamo quotidianamente nella nostra vita. L’arrivista, l’idealista, la borghese, il poliziotto, la delusa, il figlio di papà e tanti altri che ci immergono in una ambientazione molto reale e dettagliata.
C’è qualche leggera caduta di tensione e di stile, nel racconto (ma cose sinceramente molto marginali), a volte si ha la sensazione che la storia stia per cadere nel banale o nel déjà vu, ma una delle abilità dell’autrice è quella di portarti a pensare ad un epilogo scontato, se non da telenovela almeno da serial tv che non sarà affatto tale.

Le ultime pagine (che ho apprezzato più delle altre), sotto certi aspetti, se portano a una direzione che il lettore può anche aspettarsi non finiscono in modo scontato. Affatto. Un finale c’è, ed anche lieto sotto tutti gli aspetti. Ma, come nelle migliori tradizioni dei romanzi importanti, non è una storia finita, “esaustiva”.

C’è un po’ di Simenon (che viene anche citato all’interno della storia) in questo romanzo. Lo si intravede, ma sempre di spalle e fuggevolmente. Perché l’autrice, senza dubbio, ha una sua autonomia sia narrativa che stilistica.

Mi è molto piaciuta l’idea di intitolare ogni capitolo con l’ultima frase del capitolo stesso. Il romanzo, secondo il mio punto di vista, poteva riuscire anche meglio. Il suo lato debole è l’eccessiva “didatticità” dei dialoghi. Avrei preferito dei dialoghi più serrati, meno tradizionali. E avrei anche frenato la voglia di spiegare troppo, che a volte si avverte nel momento in cui uno degli “attori” della storia parla un po’ troppo all’altro senza interruzioni. Senza descrizioni. Rendendo il momento leggermente irreale.

Un romanzo molto interessante, comunque, che mi ha fatto piacere leggere. E se siete curiosi, andate a visitare il sito dell’autrice. www.federicasgaggio.it
Sono convinto che troverete molte cose interessanti.

Roberto Sturm