l’avvocato g.

Da qui:

L’avvocato G., di Federica Sgaggio, è un uomo lungo lungo di origine irlandese, con due occhi tristi e soli.

Sua moglie è una ragazza italiana parecchio più giovane di lui, una donna fredda che non sa donargli amore e che soprattutto non vuole figli.

Quando la segretaria di un collega comincia a ronzargli intorno senza mutandine l’avvocato se ne innamora.

E, quel che è peggio, pensa che un figlio possa averlo da lei. Ma sta prendendo un granchio…

La storia che ho scritto, L’avvocato G., si compone di due parti – l’una in seconda persona, l’altra in terza – precedute da un brevissimo prologo e seguìte da un epilogo.

Un mini-estratto dal capitolo zero:

A smascherare il pianto fu un piccolo singhiozzo.
«Vuole un fazzoletto?», chiese l’ecografista con dolcezza porgendomi un kleenex. «È sempre un’emozione sconvolgente, lo so».


Dal capitolo uno:

Ma invece di toccare, anche allora parlò.
(…)
Disse quel che sapeva dire l’adolescente dai capelli rossi che ancora gli abitava dentro.
Disse sono innamorato di lei.
Di lei, disse.
Tu avesti la creanza di non rispondergli lo sapevo, pezzo di cretino, è un anno che ti ronzo intorno ed è un anno che sei innamorato di me ma opponi una stupida resistenza come se baciarmi o toccarmi o verificare che ti desidero potesse mandare in rovina il tuo mondo.
Non glielo dicesti per una questione di grazia e anche perché dovevi sedurlo, e non spingerlo a riflettere.

Dal capitolo due:

«Le ho portato questi fascicoli per conto dell’avvocato Bianchi», disse la signora M. apparentemente incurante della fame rabbiosa che la sufficienza di quell’uomo aveva acceso in lei.
«Grazie», disse lui prendendo i fascicoli senza sapere cos’altro dire. Senza sapere per quale dannazione veramente l’avrebbe più tardi ringraziata.
Per riempire il tempo vuoto con un gesto, alzò gli occhi – gli bastava un gesto piccolo – e la vide.
Niente di eccezionale, osò dirsi, già in fuga da quello che il suo corpo aveva captato con la sua vergine mansuetudine vorace. «Vuole per favore riferire al collega Bianchi», le disse, «che spero di riuscire a studiare tutto nel fine settimana di modo che si riesca ad arrivare quanto prima alla conclusione della trattativa?».
«Certo, avvocato G.. Lo riferirò senz’altro». Chissà come toccano le sue mani.
«Bene», disse lui ignaro della domanda a cui non sapeva d’aver risposto.

Questo scambio di battute avviene durante una passeggiata al mare:

«Se ci vedono in giro», disse lei dando un calcetto all’acqua e sollevando un piccolo spruzzo, «potrebbero pensare che siamo amanti…».
«Se qualcuno osa dirlo», commentò lui con una sua sghemba protettiva gravità, «lo denuncio».
«Potrebbe andarle peggio», replicò la signora M, con una vezzosa sfumatura di sdegno. «Potrebbero attribuirle un’amante orrenda».
Lui era tutto rosso.
Per il sole.

Dal capitolo zero più xy:

E adesso dimmi, tu che sei inciampata nel sampietrino: tu lo sapevi che io, tua amica da sempre, sono stata l’ultima amante dell’avvocato G.?
(…)
Io l’amavo davvero, stronza.
Amavo i suoi capelli rossi, la sua inettitudine mondana, la sua goffa dolcezza, il suo formalismo imbarazzante, l’affettazione, il suo strano rapporto col potere, il suo corpo stanco, il suo silenzioso dolore tutto di minuscole, il suo sguardo, il suo respiro, i suoi passi.
Io l’amavo.
L’amavo anche se s’era messo a giocare la strana partita dell’uomo sensibile che aveva sentimenti bambini e per questo non poteva capire quanto poteva ferirmi.

Nel progetto della collana On the Road – romanzi brevi da leggere nello spazio di un viaggio – dell’editore Senzapatria sono coinvolte molte persone: oltre a me, Luigi Bernardi, Nicoletta Vallorani, Ivano Bariani, Giacomo Sartori, Gianni Solla, Gianluca Morozzi, Paolo Grugni, Enzo Fileno Carabba, Giulio Mozzi, Cynthia Collu, Marino Magliani, Antonio Pagliaro, Alessio Arena, Sergio Garufi, Remo Bassini, Gaja Cenciarelli, Enrico Gregori, Paolo Roversi, Luigi Romolo Carrino, Valter Binaghi, Demetrio Paolin, Franz Krauspenhaar, Giuseppe Catozzella e Antonio Paolacci.