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marzio

L’unico grande privilegio che hanno i giornalisti non è quello di raccontare il mondo. Ma di vivere all’interno della fabbrica delle notizie e di assistere all’assemblaggio della realtà da propinare quotidianamente ai lettori. Nella migliore delle ipotesi si tratta di una banale semplificazione dei fatti. Nella peggiore di una consapevole distorsione degli avvenimenti che vengono di volta in volta manipolati, forzati, distorti, ignorati, inventati.

E come il chirurgo plastico si accorge dove è passato il bisturi su un viso che sembra perfetto, un giornalista in un articolo riconosce le parole dense da quelle friabili. Soprattutto la Federica, che nelle redazioni ci ha praticamente vissuto. E ha visto la più banale delle verità: nei giornali molto spesso non succede niente. E non ci sono eroi, anzi, a volte si nascondono i farabutti. Vite appiattite che appiattiscono. Cervelli spenti che spengono. Uomini venduti che svendono.

La fabbrica delle notizie qui viene messa a nudo da un omicidio: il vicecaporedattore della Gazzetta del mattino viene trovato ammazzato in una stradina di campagna frequentata dalle puttane. Siamo praticamente all’inizio del testo, perché non c’è tempo da perdere, in un giornale ci sono molti corridoi da percorrere, diversi piani e scantinati da perlustrare. E tante scrivanie dove rovistare. E numerosi giornalisti da conoscere.

E la verità ha bisogno di tempo, e spazio: non si risolve in Due colonne taglio basso.
marzioperbellini@yahoo.com