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02.n – alfredo grandi
Quando mi hanno detto che in questo libro ero stato definito – aspetta, cerco la frase precisa – «esemplare di spicco della sottocategoria redazionale del cronista-Paperinik» mi sono arrabbiato parecchio. È vero che quelli come me sembrano appartenere a un genere sub-professionale, come se non fossero capaci di togliersi di dosso l’umidità appiccicosa di un ingenuo istinto vendicativo che forse è stata proprio la molla che li ha spinti a fare i giornalisti.
Però io sono abituato a prendere sul serio le persone, e anche le loro critiche. Così, ho deciso di spiegare.
È facile, adesso che ho la mia età, capire che stavo sbagliando. Che fare i «vendicatori mascherati» non solo non serve a niente, ma è anche ciò che torna più comodo a chi, soprattutto dal di fuori, vuole sputtanare il mestiere di giornalista. È bello, per molti, poter dire di un giornalista che non è obiettivo, che è di parte, che esagera.
Io lo so adesso, ma allora no.
Una mia amica che ha letto il libro ha preso un respiro profondo e poi mi ha detto: «Sai, a me sembra che tu sia molto meno coglione di come vieni fuori da quelle pagine».
Beh, ha ragione: sono molto meno coglione di così. Ma lo sono stato. E io, almeno, me ne sono accorto. Centinaia di coglioni come sono stato io fanno ancora i Paperinik e non si accorgono di farlo a esclusivo vantaggio del padrone. Altro che coscienza professionale.
Adesso io faccio il fotografo. Ho conosciuto James Nachtwey. Gli ho chiesto perché la fotografia è così sensibile al tema della tragedia, della guerra, della morte; come se le foto dei cadaveri dell’Afghanistan o dei ricoverati nei manicomi potessero farci sentire di avere assolto al nostro obbligo di solidarietà verso il mondo, riconfermando poi a noi stessi che gli sfigati non siamo noi, ma sempre qualcun altro.
Lui mi ha risposto con quel suo volto dolente che a lui sembra che i giornali facciano esattamente lo stesso: confermare a chi li legge che gli sfigati non sono loro, ma sempre qualcun altro.
Non sono più coglione, no.
E James non ha detto «sfigati»: ha detto «losers» e «no-hopers».
(Qualche spunto anche a questo link) mostra_seven.pdf
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