aaa vendesi città

Questo fine settimana – sommo sollievo – il mio podestà e i suoi gerarchi non hanno pensato a nessuna fiera strapaesana di salumi e formaggi. Perlomeno non in piazza Bra.
Questa volta ci sono soltanto i camion enormi di Mediaset sempre accesi per fare da generatori alla seconda serata del fantasmagorico «evento» (non c’è sostanzialmente più niente che si chiami «spettacolo»; forse pare riduttivo, o antico) televisivo che dura fino alle due di notte perché – mi dice uno che ieri sera è stato alla prima serata – c’è un tre ore di tempi morti necessari per i tempi televisivi. In effetti l’«evento» non è pensato per chi ha pagato 38 euro per vederlo direttamente all’Arena, ma per chi se lo vede su una rete di Berlusconi.

Onestamente, visto che lui c’ha i soldi e il potere, a me par giusto così.
Come fa lui, a me va bene.

Insieme ai camion giganti di Mediaset – diesel, in perfetta consonanza con la folgorante idea del mio podestà, ovvero far circolare per il centro storico di Verona una bellissima filovia alimentata a gasolio, magnificamente poco inquinante – stasera c’è anche tutta la preparazione per il Giro d’Italia.
Sì.
Arriva qua.

Strade già chiuse – alcune – da stasera.
Divieti di sosta.
Annunci alle fermate degli autobus: «Attenzione, potrebbero esserci disagi».
Consigli dell’amministrazione: «Domani state a casa», che uno si domanda allora per chi ca*** la fanno tutta sta roba, se uno che in teoria potrebbe volersela vedere è meglio che invece se ne stia a casa a vedersela in tv.

La tv.
Il punto è lì.
Mica ce ne frega niente, a noi moderni, che tutti questi mega-«eventi» devastano la nostra qualità della vita.
Le città sono scenografie pittoresche.
Le strade son palcoscenici.
I beni pubblici – monumenti, strade, giardini, panorami… – sono pretesti per far guadagnare ristoratori, commercianti, baristi e altro genere di privati.

La città non esiste più.
Esiste un palco da cui alcuni possono trar denaro.

E i cretini qui sotto, ragazzetti e ragazzette con ciuffi incompatibili con l’orientamento spaziale e cervelli già ingialliti nel disuso, strillano per ogni deficiente di cantantino che passa.
Protetto da armadi orrendi con camicia-bianca-auricolare-armatura-da-gorilla-dei-vip-vero-che-mi-invidi-sfigato-di-un-ragazzo-che-ti-fai-quel-cessetto?
E urla.
E strilla.
E respira il diesel.
E fa’ lo slalom fra transenne, scenografie degli spettacoli lirici areniani, auto che passano in zone proibite perché Qualcuno gliel’ha concesso, lavori in corso…
Lunedì chiude un vicolo; per una settimana viene istituito un senso unico alternato in un’altra via; e in un’altra strada del centro si apre un cantiere che toglierà un altro centinaio di posti auto, e c’è ancora piazza San Nicolò da finire, lavori in corso in piazza Santi Apostoli, lavori in corso in piazza Arditi, lavori in corso in corso Milano…
È come in autostrada. Ti dicono «stiamo lavorando per voi» ma non c’è mai un momento in cui tu ti possa godere il frutto di tutti quei lavori, perché quando son finiti in un posto cominciano in un altro.
D’altra parte, bisognerà pur far guadagnare qualche impresetta…

Ecco.
Adesso qua sotto applaudono e urlano scandendo un nome che non capisco.
Cioè: questi sono usciti di casa per vedere – ve-de-re – cantanti e dire «eeeeeeehhhheeeeeeeee».
Ma che cazzo di mondo insensato, porca troia.