attento ai sogni: possono avverarsi

Succede che son stanca.
Che leggo, sento e vedo cose che mi spingerebbero a dire, a reagire, ad argomentare, eppure non ce la faccio.
Sono troppo stanca per mettere in fila pensieri.
Riesco a malapena a mettere insieme cose da fare, e nemmeno riesco a farle tutte.
E la testa è occupata da mille cose, sempre in ritardo sulla tabella di marcia.
Ricordo molto bene che una volta, in una giornata noiosa dei miei diciott’anni, pensai che nella vita avrei tanto voluto avere giorni densi di cose da fare-dire-pensare, di modo da sentirmi, viva, attiva, effervescente.
Com’è quella cosa che dice «stai attento ai tuoi sogni: potrebbero sempre avverarsi»?

M’è capitata in mano una foto del tempo in cui avevo secondo me una ventina d’anni.
Sì, credo 21 o 22.
La scannerizzerò, penso.
E maledirò un altro po’ – e l’ho già fatto tanto – il dentista che mi ha messo l’apparecchio, alterando il profilo e la forma della mia bocca.
Non so come dire: mi sento un po’ felice e un po’ triste.
In stato d’attesa.

Con una gran voglia di mandare affanculo quelli che mi sembra lo meritino, no matter the aftermath.
È sempre stato un sogno delizioso anche questo.
Andare da quelli che non sopporto, non ho mai sopportato; che sono il contrario di quel che mi piace. Da quelli che mi han fatto del male. Dagli stupidi che hanno approfittato della mia buona educazione. Dagli schifosi che hanno approfittato del fatto che mio fratello è indifeso; che mio padre era malato; che mia madre è fragile.
Dai bastardi che hanno esercitato su di me il loro potere. Da quelli che mi han preso per scema, e da quelli che sanno benissimo che io so e ho capito alla perfezione, ma mi sfidano a fare qualcosa, convinti della mia impotenza.

Beh.
Andare da loro e dire, facciamo:

«Sai. Mi fai ribrezzo, e pena. E mi dispiace per i tuoi figli/figlie. E penso che tua moglie/tuo marito debba essere una/un grande imbecille pusillanime, per stare con te. Sei un essere umano laido e viscido. Fai orrore. Il tuo servilismo ti rende ridicolo/a davanti agli occhi di chiunque, perfino di coloro a cui fai da servo, e chi ti teme lo fa o perché la finzione di temerti paga o perché è ancora più miserabile di te. E ce ne vuole. Volevo salutarti, sai. Volevo dirti vaffanculo, ma poi ho pensato che tu vivi già, in un buco di culo. Sei già sopraffatto/a dalla merda, tua e altrui. E allora dirti vaffanculo sarebbe come augurarti di cambiare alloggio, che nella vita è quasi sempre un fatto positivo. Così pensavo di non mandarti affanculo, ma di augurarti di rimanere dove sei, immerso in una merda che invecchiando di certo non migliora».

Che sia anche questo un sogno al quale stare attenta perché potrebbe realizzarsi?