stato leggero e telefonini pesanti

Volevo solo dire che Dior ha messo in commercio un telefonino che costa 18 mila euro. Il pezzo del Corriere.it che ne dà notizia parla dell’esistenza di una versione top con 640 diamanti, 3.25 carati, e di una versione da poveri, 3.500 euro per uno chassis d’acciaio.

Come notizia del giorno mi pareva abbastanza carina, in linea con lo spirito dei tempi.
Quand’ecco che mi casca l’occhio su una cosa.

È su Repubblica.it: è un passaggio della relazione della nuova presidentessa della Confindustria: «I cambiamenti sono di necessità vitale per Confindustria», dice Emma Marcegaglia, «anche per il mercato del lavoro. Serve l’adozione di modelli di flexicurity. Non è il posto di lavoro che deve essere garantito» (e chi è che dà il posto di lavoro, se non l’impresa?, ndr), «ma un reddito» (e chi è che dà prestazioni a sostegno del reddito, se non lo Stato?) «e una formazione adeguati» (immagino che sia necessaria perché i lavoratori neanche sanno stare al passo con l’innovazione delle imprese, ndr), «come accade nei Paesi con sistema di sicurezza sociale più moderna e attivi».
Sicurezza sociale «moderna».
Moderna. Attenzione alla parola (chi ha pazienza, si cerchi il post del 1° aprile, «lessico (purtroppo) familiare»).

Poco prima, la Marcegaglia aveva sostenuto la necessità di uno «Stato leggero».
Abbastanza pesante, però, da accollarsi il costo del reddito delle persone che le imprese vogliono poter licenziare liberamente.
Dovendo fare una stima con i pochi elementi a disposizione, direi che questo Stato potrebbe pesare più o meno come un moderno telefonino di Dior. Esattamente, in grammi, non so quanto: in carati, 3.25.