la these dicks’ merchant bank

vignetta_vauroChe cosa fastidiosa «dibattere» di un argomento perché, deliberatamente, una Penna di un giornale ha deciso di lanciare il tema di cui si deve «dibattere».
Adesso si deve discutere degli impegni dei figli, perché Isabella Bossi Fedrigotti ha dato il la sul Corriere, sostenendo che

la spinta all’eccellenza in tanti campi è in linea con la nuova competitività che contrassegna la società e con un mercato del lavoro globale che non ha più nulla di familiare e di domestico, nulla di rassicurante e protettivo.

Ora, a parte la cosa dell’eccellenza e del «mercato del lavoro globale» – espressioni (e idee!) che mi provocano fitte di dolore al costato – io vorrei dire che una delle cose più utili che ho fatto nella vita è stato imparare ad annoiarmi.
La noia è una formidabile molla all’azione e all’osservazione del mondo.
Penso che i bambini abbiano il diritto di giocare e di annoiarsi.

Se poi noi pensiamo che dobbiamo prepararli al «mercato del lavoro globale», allora è meglio che invece di portarli a corsi di marketing-inglese-kung fu-discipline orientali varie-calcio-nuoto-arrampicata-meditazione zen cerchiamo prima di introdurci in qualche «giro» di gente che «conta», e poi – solo dopo – cominciamo a spedirli agli stessi corsi del duchino, del principino o del figliolino del presidente della These Dicks’ Merchant Bank. Tipo.

C’è tutta una (super)borghesia isterica, di questi tempi. Se lo stomaco regge (ma chi è più schizzinoso può tenere in tasca il sacchetto per il vomito), e se la benevolenza dei suoi più eminenti rappresentanti ci consentirà di accedere in qualità di membri questuanti alla loro cerchia – e questo dipenderà dal tasso di potere che in qualche ambito sappiamo millantare e far valere – allora per i nostri figli l’ingresso nel «mercato del lavoro globale» è cosa fatta, indipendentemente dai corsi, a cui bisognerà comunque mandarli perché a quel punto sarà cosa ovvia.

Un buon indizio per riconoscere fuori dalle scuole le madri che stanno preparando i loro figli all’ingresso nel «mercato del lavoro globale» è questo: se tengono in mano un mazzo di chiavi che girano e rigirano fra le dita e non ripongono mai in borsa, beh, quelle sono madri che stanno mangiando il cuore dei figli e sostituendolo con le secrezioni acide della propria competitività. E infatti, i loro bambini sono perfettamente professionalizzati al ruolo di stronzo che impersoneranno di lì in avanti.