saviano a ph neutro

Dev’essere entrato in funzione un inconscio meccanismo autoprotettivo, perché quest’intervista di Buttafuoco a Roberto Saviano, su Panorama, me l’ero persa, e risale a dicembre.

Una delle frasi più curiose è questa (che sul web ho trovato commentata con formule d’ammirazione del genere di «oh, finalmente uno che dice le cose come stanno»):

«Roberto Maroni? Sul fronte antimafia e’ uno dei migliori ministri dell’Interno di sempre».

La motivazione è che il ministro (lui?) ha fatto molti arresti nel Casertano.
Poi, un attento distinguo da finissimo analista:

«(…) non è questo un governo con la priorità antimafia, tutt’altro. Nonostante gli sforzi di Maroni».

Molto interessante anche questo passaggio:

«Per i reati di mafia bisogna (…) creare un sistema più certo e più serio delle pene, tale da rendere non conveniente essere mafiosi».

Che fantastica idea, semplice ed economicista, questa del disincentivo a farsi mafioso.

Fa il paio con quest’altra intuizione:

«Dobbiamo agire in modo che davvero divenga più conveniente fare impresa lontano da ogni collusione. Essere antimafioso deve portare un profitto. Soltanto così sconfiggeremo le alleanze trasversali con i clan. Quindi no, non saranno i ricchi a salvare il Sud; ma la Confindustria può fare più di un esercito di volontari, missionari e associazioni. Questo è certo».

Ma Berlusconi è mafioso?, gli domandano poi (e chissà perché Saviano dovrebbe saperlo). Ecco la risposta, che non è né «sì» né «no» né «non so»; ma un «lo so ma non lo dico, e non lo rendo nemmeno intuibile». Un capolavoro:

«Ci sono state inchieste e processi che hanno fatto il loro corso. E spero che potrà essere così ancora adesso. Esistono il diritto, le procedure, mille norme precise che consentono di arrivare a una verità attendibile oppure a stabilire che gli elementi non sono sufficienti per potersi pronunciare. E chiunque voglia farsi un’idea seria e autonoma non deve che fare lo sforzo di andarsi a studiare le carte processuali: tutte. Di una parte e dell’altra».

Maroni gli piace un casino, comunque. Siamo appena a sud-sudest del culto della personalità.

«Prima di parlare di vittoria la invito ad andare a vedere con i suoi occhi. Provi ad andare sulla Napoli-Caserta e veda quante colonne di fumo s’innalzano. Decine e decine di roghi ogni giorno, gestiti dai clan testimoniati nel sito internet www.laterradeifuochi.it. Maroni è l’unico che potrebbe fare qualcosa».

Infine, particolarmente interessante questa considerazione:

«Mi spiace doverlo ribadire un’altra volta. Non ho mai inteso la mia lotta come una lotta di parte».

Credo di poter dire che nell’afflato ecumenico intendesse dire che la sua «lotta», nelle sue intenzioni, deve accomunare la gente di destra e la gente di sinistra.
Mi pare però che questo possa comportare il rischio di sottovalutare le specificità del senso della politica, e di affermare l’esistenza di una «neutralità del bene» che ai miei occhi risulta indigeribile; e naturalmente non perché ritenga che i buoni siano di qua e i cattivi di là, ma – anzi -proprio perché ritengo che le cose siano tremendamente complesse, e che la neutralità non esiste.