profumi e balocchi

Ho fatto un giro a piedi. Ho comprato un fard: il mio è ridotto a pochi sassolini, ma Estée Lauder ha deciso di non fare più quel colore (il 101 Petal), e dunque la scelta del nuovo fard è stata complicata dalla necessità di trovarne uno che gli somigliasse in tonalità, texture e brillantezza.

Qualche giorno fa, in un’altra profumeria, sono andata ad annusare un profumo delizioso che mi ha fatto conoscere una collega.
Da quando non fumo, non sopporto la base chimica dei profumi industriali, ma – sciaguratamente – al profumo che con gran piacere indosso da oltre un anno, Powder Flowers di Montale, una diabolica mano ha secondo me lievemente cambiato composizione, facendolo diventare più fiorito e meno aldeidico-cipriato.

Così, sono andata ad annusare Teint de neige di Lorenzo Villoresi (nel cui atelier fiorentino certissimamente passerò del tempo appena posso).
La famiglia del profumo è secondo me la stessa di Powder Flowers, ma la fragranza italiana è appena più arrotondata di quella francese, che aveva una sua femminilità più dirompente e frizzante, meno morbida e arrendevole.

Ho chiesto alla profumiera se aveva l’eau de parfum.
«Ma guardi che questa eau de toilette è molto persistente».
Detesto quando la gente fa così.
Ti chiedo se hai l’eau de parfum e mi dici che l’eau de toilette è persistente: devo interpretarlo come un no?
Be’. Ho preso la confezione da 50 millilitri. Se va avanti così la finisco in tre giorni, perché sventa, porca miseria. Sventa da morire.
L’eau de parfum non è solo più persistente. Vira meno, è «solida», forte, si scompone poco alla volta, accarezza il naso con movimenti diversi.

Ieri Marco mi ha detto che sono una donna saggia e dissennata.
Sul versante della dissennatezza, aggiungerei anche che sono frivola.
In un modo diverso da questa ragazza, però. E da questa, o quest’altra.