non dirò mai il nome (nemmeno sotto tortura)

Sono annichilita dalla lettura di alcuni excerpta – bisognerà pure tirarsela, di quando in quando – da un romanzo di un eminente scrittore italiano.

Non citerò nulla, ma si tratta di cose come – non so, tento un’imitazione da qui, dall’opaco gorgo della mia prosastica e terragna pochezza letteraria – «nel rancido sapore di un raggio lancinante che nel suo tragico liquore dialoga con la transeunte e lineare essenza della nostra silenziosa freddezza».

Chiaro che non posso trascrivere le vere frasi.
Però sarò sincera: secondo me non si capisce un corno.
Le recensioni sono spaziali.