la violenza dei buoni ortodossi

Leggo su una bacheca Facebook:

Ecco quanto valgono le discriminazioni e le banalizzazioni:
http://www.infooggi.it/articolo/ragazza-down-dottoressa-in-lettere/11404/
Ragazza down dottoressa in Lettere – InfoOggi.it
www.infooggi.it
Giusi Spagnolo studentessa palermitana affetta dalla sindrome di down, ha conseguito nei giorni la laurea con una votazione di 105 su 110 in Beni Demoetnoantropologici presso la facoltà di Lettere.

A 3 persone piace questo elemento.

Il primo commento dice:

bravissima………….

A me viene da commentare questo:

Però, P., a ragionar così legittimiamo solo l’esistenza degli handicappati che danno prove della loro «produttività»: e se una ragazza Down non si laurea cosa facciamo? E se un handicappato è effettivamente incapace di badare a se stesso che facciamo?
51 minuti fa · Mi piace · 3 persone

Il titolare della bacheca risponde:

Non direi proprio, non capisco la tua obiezione; dimostra invece che un handicappato mentale ha molte più risorse e capacità di quanto si creda; con questo principio allora non dovrebbero esserci nemmeno la paraolimpiadi.

Arriva un altro commento della stessa persona che aveva commentato per prima:

Sben detto paolo!!!!!!!!!!! se le persone con handicap sia fisici che mentali fossero seguiti di più, forse tante persone non si farebbero problemi!!!!

Interviene nuovamente il proprietario della bacheca.

Mentre se un handicappato può dare il proprio contributo alla società, piccolo o grande che sia, è giusto considerarlo e permettergli di farlo. Diversamente che facciamo ? li rendiamo tutti inutili ? Oppure ci teniamo solo i presunti “normali”, che magari hanno pure patologie psichiche non ufficializzate (narcisisti, psicotici, etc.), e più che contributi portano danni ?
Io sto per aprire una piccola società editoriale: tra una handicappata laureata, colta e umile, e una diplomata o meno senza cultura personale, che non sa nulla della professione e magari pure arrogante, come tanti oggi, secondo te chi sceglierei come tirocinante o collaboratore ?
37 minuti fa · Mi piace · 1 persona

Ci riprovo.

Credo che tu non abbia capito quel che dicevo.
Lo so che gli handicappati – come tutti – hanno più risorse di quel che si immagina.
Ma esistono persone che risorse ne hanno proprio poche. Parlo di risorse per favorire la propria autonomia di vita, per esempio.
E allora porsi il modello dell’«handicappato vincente» mi pare sciocco. Se la ricchezza della vita è la multiformità, perché devo dare risalto all’uniforme?
Cosa c’entrano le paralimpiadi io non capisco proprio.
È estremizzando la posizione tua che le paralimpiadi non hanno senso: tanto, gli handicappati non hanno un sacco di risorse?
Non ci sono forse quelli «bravissimi» che sono in grado di laurearsi?
Ce ne saranno di sicuro anche di quelli che riescono a correre i cento piani. Puntiamo su di loro, e gli altri che si freghino?
Ti rinnovo la domanda, allora: cosa facciamo degli handicappati che non si laureeranno mai? Che non saranno mai in grado di lavarsi la faccia da soli? Che non faranno mai l’amore con nessuno? Quelli che tu non potresti mai assumere?
Un campetto di concentramento?

Ed egli risponde:

Nessuno ha detto ciò che ipotizzi, anzi, non capisco proprio la logica della tua osservazione. Come dire che se diamo la notizia di un campione olimpico, tutti quelli che non arrivano agli stessi traguardi sono da buttare. O che se si da enfasi alla guarigione di un malato terminale, tutti gli altri sono da “terminare”.
Mi spieghi quale sarebbe la logica che sostiene il tuo ragionamento ?
Oppure dove l’hai letto, intuito, etc. … mi sembra sia solo una tua ipotesi non fondata

Di nuovo io (qui ricostruisco, perché parte del mio intervento è andato perduto):

No. Dico che chiunque ha il diritto di essere quel che è, e che non è necessario essere handicappati di successo (nemmeno handicappati umili, se è per questo).
Non ha senso il modello dell’handicappato vincente.
Tu dici «ecco quanto hanno senso le discriminazioni e le banalizzazioni» citando l’esempio eccezionale di una ragazza che si è laureata.
Io dico che le discriminazioni e le banalizzazioni non hanno senso mai, nemmeno quando si tratta di handicappati che non si laureeranno mai.
È come col razzismo: per dimostrare che non sono razzista dico – facciamo, è un’ipotesi assurda – che non tutti i negri puzzano, e anzi io ne conosco uno che profuma.

Il titolare della bacheca replica:

Nessuno ha appunto detto che sia necessario essere un handicappato di successo. Punto
Il paragone con i neri mi sembra proprio mal posto …

Interviene un nuovo commentatore:

io li h sempre visti cm noi

Ci ritento:

Mio fratello non si laureerà mai, per dire. Ma anche parlando di lui non hanno senso le discriminazioni e le banalizzazioni.
Non so se detto in questo modo è più chiaro.
Quanto ai neri, ho ben detto che è una idiozia, e ci mancherebbe altro.
Quanto infine al fatto che siano come noi, beh, no. Ognuno di noi, handicappato o no, è diverso da chiunque altro, grazie a dio. E affermare le differenze è il primo passo per riconoscere l’identità.

Torna il titolare della bacheca:

Appunto, J., concordo con te. La laurea di una ragazza down non è una eccezionalità da un punto di vista intellettuale e cerebrale. Lo è semmai solo dal punto di vista sociale, perchè non tutti hanno i mezzi e l’ambiente ideale per farlo.
9 minuti fa · Mi piace · 1 persona

E riecco l’impavida (me):

Vabbè. Se secondo te tutti gli handicappati potrebbero laurearsi e questo invece non accade perché «non tutti hanno i mezzi e l’ambiente ideale per farlo» io non ho nient’altro da dire.

Torna il titolare:

Questo non vuol dire che tuo fratello non abbia la stessa dignità di altri (e io che mi credevo, ndr…); ripeto, non capisco dove l’hai letto o intuito.
Il fatto che una ragazza Down si sia laureata è si un modello, ma per altri down per non scoraggiarsi, e per la parte negativa della società, proprio perchè vorrebbe relegare gli handicappati a cittadini di serie B. Mentre, è questo il messsaggio, sono in grado di ottenere traguardi pari, se non superiori, a tanti presunti “normali”
Mi spiace, però se vuoi fraintendere e strumentalizzare volutamente è inutile parlarne; è anche una perdita di tempo, visto che i tuoi ragionamenti non hanno nessuna logica che li sostenga

Di nuovo il commentatore J.

ma sai ank k non ha un edicap non si laurea k vuole dire secondo me federica non vedo il nesso io sono convinta k tutti posso fare qualcosa nella loro vita cn o senza un enticap il nostro entica e nel nostro vedere le cose

E rieccomi.

P., no. Gli handicappati non sono in grado di ottenere traguardi pari se non superiori a tanti presunti normali. Alcuni, forse. Tra le ragazze down, una, sembrerebbe finora.
Se fraintendo, strumentalizzo e dico cose senza logica devo proprio essere un’idiota.
In qualità di idiota, prendo congedo senza ricambiare le offese.

Il risultato è che il titolare della bacheca ha detto un altro paio di cose carine, e ha cancellato i miei interventi – pericolosissimi, acc… – e mi ha mandato questo messaggio privato:

Visto che ti piace strumentalizzare la parole altrui, ti lascio farlo su altre bacheche, non la mia
A non risentirci

Devo ammettere che la mia risposta è un po’ laconica.

Peccato vedere neuroni sprecati.

Troppo, per essere lasciato passare sotto silenzio.

I miei sono usati benissimo, tranne quando devo rispondere a deboli strumentalizzazioni altrui, e cercare di capire logiche inesistenti
Diversamente non mi pronuncio

Il titolare della bacheca si definisce cattolico e ha a che vedere con qualche pontificio consiglio di qualcosa.
Credo di non dover commentare altro.