la nave, la colpa e i diritti

La donna moldava distraeva il comandante e l’equipaggio.
La Costa parla di «un solo errore umano».

Ma com’è possibile che su mille persone di equipaggio nessuno si sia reso conto della situazione?
Perché – se tutte le colpe sono del comandante – nessuno, comprendendo il rischio, ha assunto la responsabilità su di sé?

Non sono – queste – le tipiche storture delle organizzazioni “malate”? Quelle in cui le persone vengono persuase della loro impotenza, della loro insignificanza?
Quelle in cui cooperare non ha senso?
Quelle in cui le persone sono incentivate a credere di non poter fare la differenza?
Quelle in cui l’iniziativa è guardata con sospetto perché tutto quel che conta è che chi ti dà lo stipendio ti tiene sotto scacco?

Non sono, insomma, le normali situazioni quotidiane dei luoghi di lavoro dei nostri giorni, corrotti dalla servitù, dall’assenza di diritti e dalla percezione barbara che reclamarli sia controproducente?