fuck the fake

pamela-anderson-600x800Le fake news sono sempre esistite.

La «guerra al terrore» di Bush nacque grazie alla finta notizia dei depositi di armi di distruzione di massa.

Sembra che la questione delle notizie false – tipo il massacro di Bowling Green, mai avvenuto eppure menzionato da Kellyanne Conway come il motivo che spinse Obama a chiudere anch’egli le frontiere, e senza che nessuno protestasse – stia entusiasmando in modo particolare coloro che hanno bisogno di trovare sempre un cattivo a cui addebitare le cose peggiori.

È come se non bastasse il fatto che Trump, checché ne pensi questo commentatore del Guardian, è un nazionalista fascista misogino sessista razzista suprematista bianco.

È come se fossimo vittime della compulsione a concentrarci – signora mia, dove siamo arrivati – sul fatto che prima di tutto è un cacciapalle, uno che dice le bugie.

Tipo: tu hai un amico che va prendendo a calci nel culo i neri sugli autobus, poi scopri che nel 2005 ha rubato una matita, e ti incazzi non perché prende i neri a calci in culo, ma perché ti ha raccontato una bugia.

Coloro che parlano di fake news come se fossero un’invenzione recente della quale massivamente si sta avvantaggiando Trump il cattivo forse potrebbero ricordarsi una cosa.

Quando nel 2012 il disegno di legge sull’inserimento nella nostra Costituzione del vincolo del pareggio di bilancio venne approvato grazie al governo Monti, tutto avvenne molto silenziosamente: i conti pubblici – si diceva – erano un disastro, e questa cosa era necessaria.

Ora, il ministro Padoan sostiene che una procedura di infrazione contro l’Italia aperta dalla Ue si potrebbe configurare come una limitazione alla sovranità italiana in materia di politica economica.

A me non risulta che ci sia agli atti una protesta di Padoan contro la legge costituzionale del 2012, che manco ebbe bisogno del referendum confermativo perché la maggioranza parlamentare fu molto ampia.

Mi domando: a condizionare la lettura del reale sono di più le fake news oppure le storture ideologiche, come quella che condusse un intero Paese a non eccepire alcunché all’abominio del pareggio di bilancio in Costituzione?

Quando ci fa comodo, le forzature ideologiche silenziose – che sono meta-fake news – le accarezziamo tutti come gattini da salotto.
All’improvviso, un giorno ci risvegliamo dal torpore e scopriamo che le bugie che Tizio ci sta raccontando in dipendenza da quelle forzature sono una colpa gravissima. Solo che le balle non le mettiamo minimamente in relazione coi gattini da salotto.

Il fatto è che è facile andare il cerca delle bugie. Le bugie hanno le gambe corte, ci dicevano da piccoli. E in fondo è vero.
La strage di Bowling Green è stata smascherata per falsa in pochi minuti.

Il problema non è la notizia falsa.
Il problema è che anche dopo che la notizia è stata smascherata per falsa c’è ancora chi ci crede, e sono tutti quelli che hanno bisogno di crederci.

Il debunking non serve a niente, quando il mondo è già diviso in buoni e cattivi.

A inquinare i pozzi sono state le torsioni ideologiche precedenti: quella che ci ha fatto pensare che Trump fosse un buontempone, per esempio.
O quella secondo cui Berlusconi doveva rispondere a un certo numero di domande sulle donne che frequentava.

O quella che per anni ha considerato la Lega come un fenomeno di costume da cabaret, o il grillismo come un movimento degli onesti.

O quella vulgata che, dipingendo i dipendenti pubblici come merda, adesso ha consentito alla Madia di congedare un decreto secondo il quale per licenziare un dipendente della pubblica amministrazione bastano trenta giorni, e il provvedimento resta comunque valido anche se il licenziamento o il procedimento disciplinare viene comunicato in modo irregolare. Cioè: tu vieni lasciato a casa senza stipendio (e bisognerebbe anche capire cosa facciamo di una famiglia che rimane senza un reddito che forse può pure essere l’unico…) perché hai fatto una cosa irregolare, ma se la cosa irregolare la faccio chi se ne importa.

Il debunking non può fare più niente per Pamela Anderson rovinata dalla chirurgia estetica.
A portarla lì è stata la divisione del mondo in belle fighe che se la spassano e cozze sfigate che diventano vecchi scarponi che nessuno vuole più portarsi a letto
.

Che adesso qualcuno dica che le plastiche che si è fatta l’hanno rovinata serve solo a una ricostruzione moralistica del fatti che non tiene minimamente in conto la genesi di tutte quelle operazioni mediche: guarda all’individuo, e non allo specifico collettivo di cui quell’umano fa parte.

Fare «debunking» dà tantissime soddisfazioni a bassissimo costo. Soprattutto quella di sentirsi dalla parte del giusto; di essere invitati ai festival; di straparlare di giornalismo senza avere mai messo un piede dentro una redazione.

Fare i giornalisti, invece, darebbe la soddisfazione di non aver bisogno di sentirsi dalla parte di nessuno.

Molto meglio dire che Trump e Kellyanne Conway sono due stronzi bugiardi.

Certo: chi dice che Trump è fascista e tutto il resto c’è.
Però perché in campagna elettorale i giornalisti facevano tutti i superiori, favorendo in questo modo l’elezione di un fascista come questo?