silenzio

È l’età, mi dico. Dev’essere l’età che mi fa sentire tutta la stanchezza di far fronte alle cose che fanno parte della vita.

Mi guardo intorno, e mi sembrano tutti pieni di forza, di energia, di propulsione. Forse quest’impressione la do anch’io. Eppure, sono sempre di più i momenti in cui mi sembra di non essere in grado di fare più niente, di dovermi mettere a letto e dimenticare che ci sono le scadenze delle bollette, gli adempimenti burocratici, le fatiche da fare; che devi ascoltare le idiozie delle persone cattive, avere a che fare con le alzate d’ingegno di un figlio geniale che vuole male a se stesso, confrontarti con gli intoppi quotidiani.

Io non so come si possa continuare ad avere fiducia in sé, a sperare nel futuro, a credere che le cose abbiano un senso, quando tutto – qualunque cosa – costa una fatica così immensa, e sai che comunque, per quanta fatica avrai fatto, un giorno arriverà il momento in cui tutto sarà terminato.

Ci sono volte che per la stanchezza piango.
In pubblico sono il solito turbine. In realtà, mi sento sfinita.

C’è una parte di me che piange senza interruzione, per le delusioni della vita, per i sogni che non si sono realizzati, per l’insensatezza delle cose.

È tutto troppo difficile, dannazione.
Non vorrei vedere più nessuno, stare sola e in silenzio.