anna falchi, noi, gli stranieri (e bertie)

Avviso: il post è un po’ lunghetto
Avevo pensato di scrivere qualcosa su Anna Falchi che dice «il sesso sarebbe tanto importante per me, se lo facessi». Ma poi, ecco che il mio veloce giro mattutino sul web mi mette sotto gli occhi tre cose.

Uno: un thread molto sfizioso sul forum degli stranieri in Italia, ExpatsinItaly, relativo alle elezioni generali italiane: più o meno, l’argomento è «cosa capisce uno straniero della politica italiana». Mi ha molto impressionato il post di tale Pinguina in Italia: «As an Italian-Canadian with origins in Abruzzo, who was discriminated against in Quebec as a child, and is the mom of a black child, the Lega Nord just frightens me».
Non so se, come italo-canadese già di suo discriminata nell’infanzia nel Quebec, Pinguina abbia un motivo per essere spaventata dalla Lega, ora che vive in Italia e ha un figlio nero; però fa sempre effetto capire come si è visti da chi ci affronta da straniero.

Due: il finto annuncio in cui, sul sito dell’agenzia di collocamento (chiamiamola così) RecruitIreland.com, si dice che la compagnia Ireland Inc. cerca un leader per un Paese vincente, leader a cui fare un contratto a tempo indeterminato ma rivedibile ogni cinque anni.
Tra i benefits, la pensione, l’auto di servizio con l’autista, 90 giorni di vacanza minimo all’anno, vitto e alloggio spesati. Non è richiesta esperienza precedente, ma è considerato titolo preferenziale la conoscenza delle regole dello sport, particolarmente quella del fuorigioco. Il candidato dovrà, tra l’altro, tenere un report quotidiano alla nazione.

Per fortuna che alla fine – l’umorismo irlandese è semplicemente spaziale – avvertono che «this is not a genuine job advertisement» e dicono che non è il caso di candidarsi a quella posizione!
Perché il fatto è che il posto temporaneamente vacante era quello del premier irlandese Bertie Ahern – noto ai più per essere il padre di Cecelia Ahern, scrittrice di libri frizzo-rosa – che si è dimesso tre settimane fa, travolto da scandali finanziari su alcuni prestiti ricevuti da uomini d’affari che gli osservatori supponevano successivamente da lui beneficiati nell’esercizio delle sue funzioni. Bertie – che è dato per candidato forte alla presidenza dell’Unione europea – aveva anche tentato di spingere l’intero suo governo a delegittimare il tribunale che si stava occupando delle sue vicende, ma ne era uscita una presa di posizione ambigua e poco virile che testimoniava dell’imbarazzo progressivamente crescente intorno a lui. Fatto sta che l’uomo s’è dimesso proprio ora che il ruggito della «tigre celtica» (ammesso che le tigri ruggiscano: chiederò a mio figlio, indiscussa autorità in materia di versi degli animali) s’è fatto ben più debole che in passato.

Per avere un’idea dell’autentica disperazione con cui un forum di italiani in Irlanda ha accolto la notizia dell’uscita di scena di Bertie, si può fare un giro qui.

Tre (su, non perdete il filo: l’avevo detto, che le cose erano tre): Bertie se ne va il 6 maggio, che poi sarebbe la data (indicativa) di uscita del mio libro.
Stante la mia abbastanza inspiegabile devozione alla terra d’Irlanda, ho tutto il giorno, e anche la notte (o forse tutta la vita) per domandarmi se tra le due cose c’è una qualche relazione anche solo esoterica.

p.s. L’avevo cercata, la coincidenza, anche con la data d’uscita di «Sex and The City-The Movie». Ma quello esce il 30 maggio. Non è la stessa cosa. Proprio no, uffa.