cose buone dal mondo

Notizie dal mondo in ordine sparso. Oggi va così.

Mi arriva gentile segnalazione di questa notizia: che sopra i 36 anni, un uomo che frequenta un social network è probabilmente un sex offender.
Cioè, declinando appena più diffusamente, è facile che sia un porco bastardo e pericoloso.
Questa è la ragione per la quale negli ultimi due mesi Faceparty ha cancellato gli account degli iscritti over-36 che non avevano lasciato le loro generalità, impedendo così ai gestori del sito di metterle a confronto con la lista dei sex offender fornita dal governo.
Tra l’altro, nell’avviso «Is your account missing?», sotto il capitolo «Negativity, Bitching, Moaning about Faceparty» c’è scritto che «se tutto ciò che tu, utente, ti stai preparando a fare è scrivere che Faceparty è una mer**, beh, allora dovresti proprio evitare di servirti di questo sito. Sarai cancellato per questa ragione, perché non siamo un servizio pubblico; e saresti espulso pure da Tesco, se scrivessi che Tesco è una mer**».
It may be…

E poi. Più tardi, se lo stomaco regge, voglio proprio andare a leggermi sulla carta del Venerdì un servizio di cui dà anticipazione Repubblica.it.

vivere da ricchi

Cioè il servizio dedicato a un argomento che mi sta estremamente a cuore: «Vivere da ricchi».
L’altro giorno calcolavo l’importo complessivo dei vestiti che indossavo: 147 euro e 50 centesimi, borsa esclusa e calze comprese (però devo confessare che ci son giorni in cui «valgo» di più, anche dal punto di vista dell’autostima).L’anticipazione è sufficiente ad allargarmi il cuore (con una specie di forcipe, però; non per un sentimento di gioia e di pienezza).
C’è scritto così: «Alla piccina piacciono le Winx e papà gliele ha portate. Non le bambole: quelle vere. Ventimila euro per allestire in giardino a Fregene una tappa privatissima» (una tappa privatissima?) «del musical delle fatine» (il musical delle fatine?).
Si dice poi di una penna da 220 mila euro, e di una poltrona col bracciolo decorato di diamanti (ma non dà fastidio, sulla pelle nuda del braccio che – uno potrebbe immaginare – dovrebbe potersi appoggiare sul bracciolo di cui sopra?).
In più, viene citato un ombrello di coccodrillo, euro 32 mila, griffe Billionaire (di questo passo, alla categoria sociologica dei califani andrà aggiunta anche quella dei briatori, credo).
Dopo, si legge che a Milano c’è gente – bipedi calcolati nel numero di 150 mila – che spende oltre ventimila euro al mese in beni superflui (tipo le creme per le unghie: giuro, esistono. Le ho viste).

extension

Su Dagospia, tra l’altro, leggo – ma non mi ricordo più esattamente in quale pagina, quindi non riesco a linkare nient’altro che la home page del sito – che Nina Moric s’è fatta fare delle extension (ai capelli! Non pensate male!) con capelli veri che mi par di ricordare provenienti dall’India, e ha pagato al parrucchiere tipo mille euro.

aulin

Sul Corriere.it c’è la storia delle mazzette che l’inchiesta del procuratore aggiunto di Torino Guariniello (mai un arresto chiesto in quarant’anni di carriera, e adesso, d’un colpo, ne ha chiesti al gip, ottenendoli, otto) suppone pagate anche allo scopo di mantenere in commercio specialità medicinali che altrove nel mondo erano state ritirate dal commercio poiché ritenute nocive.
La cosa carina è che tra gli indagati dell’inchiesta, che da ieri è passata per competenza a Roma, ci sono anche dirigenti dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco, quell’ente che dovrebbe effettivamente garantire la non pericolosità dei farmaci da immettere in commercio.
La notizia non è nuova (è dell’altro ieri), ma oggi si parla specificamente dell’Aulin.
L’Italia c’è praticamente cresciuta, a pane e Aulin…

maltrattamenti

In giro ho trovato anche una notizia quasi carina: che chiunque corchi di mazzate la persona con cui vive («corcare di mazzate»: coricare, stendere al suolo causa percosse) commette il reato di maltrattamenti in famiglia, anche se tra il picchiante e il picchiato non è stato celebrato alcun matrimonio.
Roba che uno dice «eh, però!».
Delle famiglie di fatto s’è dunque accorta la Cassazione prima che il Parlamento. Se n’è accorta in relazione alle mazzate, vabbè. Ma è sempre meglio che non accorgersene del tutto (vedi come scendono le pretese, a una certa età e con certi chiari di luna).

lap dance e flatulenza (yes)

Sull’Irish Independent – infine – c’è, raccontata in prima persona da lei direttamente, la storia di una ragazza che faceva lap dance e adesso studia design. C’è la foto, e va detto che Billiegean (si chiama veramente così: secondo me è una storpiatura grafica del titolo della canzone di Michael Jackson, e dal quadretto parentale che esce dal racconto, la supposizione mi sembra sensata) ha una mole piuttosto cospicua.
La tipa racconta che un giorno il suo fidanzato, che si stendeva senza scrupoli un certo numero di altre squinzie, le disse che nessun altro uomo avrebbe potuto desiderare di stare con lei, perché lei era troppo grassa.
Ce n’era abbastanza per dargli un calcio in cu**, no? No.
Perché c’eran calci da dare anche al babbo tassista. Che un giorno le disse: «Ehi, bella: che ne diresti di danzare intorno a un palo?». Billiegean aveva un affitto e un’auto da pagare e dunque andò a un provino, diciamo così.
La prima sera di lavoro era agitata, ma la madre pensò bene di tranquillizzarla come solo le mamme sanno fare: «Vai e fallo: fisicamente non c’è pericolo». Niente calci neanche qua.
Solo vodka. «La lap dance sta tutta nell’alcol», dice l’ex lap dancer. E forse anche nelle scarpette trasparenti a tacchi altissimi che le ragazze indossano per ballare. Quelle – dice Billiegean – «ti danno potere».
A Billie, che s’è rifatta il seno e dunque non aveva nessun bisogno di reggiseno, capitò anche questa cosa: una volta, in un privé, «mentre mi piegavo danzando, scoreggiai in faccia all’unico cliente del mio spettacolino. Dissi: “Gesù, sono molto molto mortificata”, ma questo non bastò a diminuire il suo disgusto e a trattenerlo lì. Se ne andò, ma non mi preoccupai troppo della cosa, perché a quel punto non c’era nessun bisogno che completassi il mio numero, e poi – tanto – i soldi me li aveva già dati».
Morale della storia: Billiegean prende e va dalle colleghe: «Ehi», dice. «Per come butta, qui conviene che scoreggi un po’ più spesso!».

Poi dice che uno si sente giù e ha voglia di andare a vivere in un faro.