il reato di clandestinità e veltroni la scolaretta

Allora. C’è Berlusconi che dice «per me la clandestinità non è un reato, che in effetti non è previsto nel disegno di legge, ma un’aggravante». Ma poi il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito (non esattamente il primo che passa per di là, quando si tratta di disegni di legge) dice che «invece il testo del disegno di legge sulla sicurezza approvato dal governo a Napoli prevede il reato di clandestinità».

Maroni si dice sorpreso dall’incongruenza fra ciò che Berlusconi ha firmato – cioè il disegno di legge – e quello che Berlusconi dice ora; Calderoli tenta di fare quello pacato; il segretario della Fiamma tricolore Romagnoli dice che «il reato di clandestinità è una cosa su cui non si discute».

E Veltroni?
Veltroni, come una scolaretta saputella con le treccine e i fiocchetti, intreccia le manine dietro la schiena e dondolando le piccole spalle dice alle compagne di classe «visto? Avete visto che la maestra dà ragione a me? Visto che avevo ragione io?».

Ma io mi domando: questo divo dalla mascella volitiva si rende conto – mi basta una volta su tre: non vorrei mai chiedere l’impossibile – delle ca***** che dice?