e se i violentati fossero loro?

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La triviale arroganza di questo tipo con la gonna è sconcertante, dà la nausea.
Ma io mi sono stufata del fatto che qualunque cosa dica o scriva uno di questi osceni figuri trova spazio su giornali, tv, siti web, radio e emanatori di codici morse.

Perciò, vorrei che li lasciassimo da soli nei loro palazzi e nelle loro chiese, nei loro patii e sotto le loro sottane, a parlarsi addosso tra di loro, a declamare livorosi la grande verità dottrinale che hanno diritto di vivere anche i puledrini nati da una bambina di otto anni stuprata da un cavallo, e rimasta dopo il parto smembrata in un paio di pezzi sfortunatamente ormai inutilizzabili.

Mi piacerebbe che restassero da soli a dirsi queste cazzate fra di loro, a vivere la dimensione della sessualità come quella cosa sporca e laida quale solo menti e cuori sordidi e sudaticci come i loro riescono a concepirla.

Naturalmente, il Vaticano dice che la scomunica è giusta.
Ci mancherebbe altro.
Tra l’altro, la scomunica ha colpito anche la madre della bambina (responsabilità oggettiva per omesso controllo?), ma – naturalmente – non il violentatore, il quale in fondo ha soltanto fatto in modo che la vita si potesse dispiegare e fiorire.

Io vorrei che dio si vegliasse, domattina, e decidesse che i preti – solo i preti, e solo quelli «giusti» – possono rimanere incinti, e che poi mandasse una batteria di violentatori a stuprarli e a lasciarli gravidi.
Mi ricordo di aver letto un romanzo in cui un giudice antiabortista che aveva costretto una ragazzina – mi pare – ad avere ugualmente il figlio di cui era incinta, viene poi fecondato artificialmente da una dottoressa che fingendo di fargli un’altra operazione della quale l’uomo aveva effettivamente bisogno gli impianta un embrione nell’intestino.
Così è lui, a quel punto, a dover chiedere di abortire.

Non riesco a trovar traccia di questo romanzo su Internet, magari perché sbaglio le parole chiave, chissà. Qualcuno si ricorda come s’intitola?