femminismo di destra

donna-incinta-con-un-cuore-nel-suo-ventre_318-44476«Sono sinceramente convinta che essere madre comporti inevitabilmente un incomprimibile interesse per il futuro del tuo Paese, un interesse concreto»: è questa la frase che la conservatrice Andrea Leadsom ha rivolto all’indirizzo della collega di partito Theresa May (nella foto a sinistra della pagina), che presto diventerà primo ministro britannico.

L’uscita è stata infelice, e – giustamente – le critiche sono state radicali e numerose.

Anche dalla 27ª Ora, che nota come

sono le donne per prime ad avvalorare quell’equazione donna=mamma che poi inchioda tutte le altre al tema della maternità.

Questo è molto vero.
Però è altrettanto vero che dall’altra parte sta acquistando sempre maggiore visibilità sociale una tipologia di «femminista» che mi preoccupa enormemente: quella per la quale l’autodeterminazione delle donne va anche bene, per carità, però non quando si tratta, per esempio, di gestazione per altri, perché alle donne povere che dovessero voler guadagnare qualcosa anche grazie a questo mica possiamo concedere la libertà di autodeterminarsi… Ah, quale turpe mercimonio.

La preoccupazione maggiore, in realtà, mi deriva dal fatto che questa tipologia di sedicenti femministe attacca a tutto tondo, e finisce per prendersela anche con la fecondazione assistita, omologa o eterologa che sia, perché – ahinoi – dobbiamo saper accettare le limitazioni che ci impone il padreter… ops, volevo dire Madre Natura.

E così, anche la 27ª Ora non si risparmia, e dà fondo al repertorio maternalistico-moralista che mi sembra andare piuttosto di moda in questi tempi cupi assai.

Commentando questa frase di Theresa May – «Io e mio marito non abbiamo potuto averne [figli, NdR], l’abbiamo accettato e superato» – la 27ª Ora dice questo:

In una società che non vuole limiti, che pensa che tutto sia possibile e dovuto, saper accettare ciò che la vita dà, o non dà, è un valore. Un grande, grande valore.

Eccoci, dunque al punto.
Una donna che desidera un figlio e pensa che la scienza e la tecnologia possano esserle d’aiuto dovrebbe, secondo le generose profetesse della naturalità, smettere di desiderare. Dovrebbe «accettare e superare», perché lo dicono le femministe maternaliste, lo dice dio, lo dice il prete, lo dice la natura.

Desiderare un figlio quando il corpo sembra negartene la possibilità ma la scienza ti può aiutare è un atteggiamento da infami capitaliste.

D’altra parte,

abbiamo concepito i nostri figli nel piacere, li abbiamo partoriti accucciate, nel dolore e nel sangue.

Era così – no? – che si diceva in questo libro…