una filosofa nippo-irlandese

Nella classe c’è una donna giapponese.
Ha una quarantina d’anni, credo, e ha dei figli che vivono qui con lei.
Sta facendo qualcosa di simile a un master in qualcosa di simile alla filosofia delle religioni, mi pare.
Bene.
E’ qui a Dublino coi figli da otto anni e mezzo perché il marito – che è rimasto in Giappone – ha pensato che essendo egli cresciuto in un ambiente multiculturale ma non avendo mai imparato bene una lingua straniera come dio comanda, era il caso che moglie e figli emendassero questa macchia familiare.

Risultato.
Lei ha abitato coi figli per tre anni in Spagna, e ora sono otto anni e mezzo che sta in Irlanda.
Ma non ti manca tuo marito?, le ho chiesto.
E lei mi ha detto: “Sono scelte. La vita va così”.

Non sono abbastanza attrezzata per capire i giapponesi, forse.
Tanto più che in otto anni e mezzo di vita qua io credo che lei l’inglese lo abbia imparato così bene da poter dare lezioni agli insegnanti; e invece, è in una classe di inglese avanzato.