la lieve magia di un tacco a stiletto

L’ho fatto.
Lo desideravo da tanto.
Ho ceduto.
Ho comprato un paio di sandali Prada col tacco a stiletto.
Da urlo.
Così da urlo che non riesco neanche a descriverli.

Ho cercato dappertutto su Internet una loro foto da inserire qui. Purtroppo sembra che in tutto il mondo ce li abbia soltanto io (e al massimo Sarah Jessica Parker).
In subordine, potrebbe anche essere che ce li ha un sacco di gente, ma nessuno ha avuto l’idea di fotografarli e di postarne l’immagine su Internet (però quest’ipotesi mi sembra troppo peregrina per essere attendibile. Meglio la prima).

Sono praticamente i primi sandali seri col tacco alto della mia vita, e questo sembrerebbe in effetti spiegare un casino di cose che non sto qui a raccontare.
Prima di comprarli, comunque, ci ho pensato molto.
Dieci-quindici minuti almeno, direi.
Forse addirittura sedici.

Seduta su quella poltrona del negozio che li vendeva (al cinquanta per cento: non è sensazionale?), mi vedevo i piedi calzati con queste cosettine così eteree e slanciate e mi sembrava di avere attraversato – stando ferma – la soglia di un mondo fantastico, nel quale le sneakers erano diventate un ricordo, i sandali marca Ecco il residuo di un’altra vita infinitamente meno sexy, le scarpe da ginnastica Adidas un incidente di percorso, e i sandali altini di Bata da 30 e rotti euro un drammatico errore, tipo l’acquisto di prodotti alimentari doc alla Lidl.

Lì in basso, ai miei piedi, c’era un’altra donna.
Unghia laccata di rosso.
Caviglia sottile.
Pelle chiara.
Meravigliosamente femminile, per dirla in due parole.

Il fatto è che quando avevo quasi deciso che no, non li compravo, perché la mia fase consumista è finita, eccheccazzo, all’improvviso ho realizzato una cosa: da vecchia forse mi verranno i piedi gonfi.
E se anche non mi verranno i piedi gonfi, potrei comunque avere qualche difficoltà a reggermi sui tacchi alti.
Mi sono resa conto che, in piedi, mi trovavo esattamente al centro della finestra utile alla decorazione delle mie estremità tramite sandalo-stiletto.
La situazione sembrava tecnicamente catalogabile sotto la definizione di «ora o mai più».

Naturalmente è una balla.
E io sono una vera volpe, una di quelle volpi che non si fanno mica prendere in giro. Men che mai da quella tipa ben bruttina – va detto – che si chiama Miuccia Prada.
In realtà, la finestra l’avrei trovata aperta anche l’anno prossimo; e i piedi sarebbero stati ugualmente magri.

Stavo già uscendo dal negozio.
All’improvviso, s’è insinuata la più subdola e potente delle argomentazioni.
Quella che vince sempre.
Questa: quante vite ci sono, Federica?
La risposta che è trionfalmente spuntata dalle acque profonde che circondano le terre emerse della mia consapevolezza superegoica è stata l’unica possibile: «Una. Di vita ce n’è una sola» (la risposta aveva anche la parolaccia finale: «ca***»).

Ecco.
È andata così.
E a ripensarci non c’è niente da ridere…