la seduzione imperfetta

Un matrimonio e – insieme – alcune prime comunioni.
Tutte festeggiate nello stesso ristorante.
Una bambina aveva un vestito bianco stile impero e una coroncina in testa con il velo. Correva con le scarpine bianche a bottoncino tenendo un lembo della gonna fra le dita, e ogni tanto si toglieva dalla fronte un ciuffetto biondo con un gesto rapido e vezzoso.
Ti guardava negli occhi: «Hai visto come sono bella?», diceva senza voce. «Oggi la stella che brilla sono io».

Un bambino aveva camicia e cravatta, e portava una spilletta che prima d’oggi avevo visto solo sulle foto della prima comunione di mio padre: una medaglietta e una striscia bianca a punta.

Il concetto di eleganza delle irlandesi è speciale.
Una ragazza, un’invitata, aveva un paio di salsicce all’incirca parallele intorno al punto vita, e due braciolone per braccia. Eppure, portava un vestito aderentissimo senza spalline, nero a fiorami chiassosi.
Un’altra aveva una robina di chiffon sintetico color cane quando fugge, larga dove si supponeva dovesse aderire al corpo e stretta dove avrebbe dovuto lasciar spazio all’abbondanza sottostante.
Una bionda di mezz’età era inserita in una tunichetta pseudo-Missoni senza altre forme che quella di un culo piatto come la zona fra Mantova e Pegognaga e quella del salametto sghembo che le spuntava dall’elastico delle mutande.

Le più giovani erano truccate con grandissima cura, avevano pettinature elaborate.
Sembrano essere più sensibili alle immagini delle riviste che si fanno gli affari degli altri, quelle che ti parlano di Kate Middleton e di Victoria Beckham.
Non so se diventeranno come le ragazze a cui ci siamo abituati in Italia: tiratissime, addobbate allo scopo di essere guardate e mangiate con gli occhi per la perfezione degli abbinamenti e la spregiudicatezza nell’esibizione delle proprie forme. Apparentemente trionfanti, e invece prigioniere di un’idea di femminilità ostentatamente vorace quanto più subalterna.

Ma le donne normali, qui, sono donne normali.
Non danno l’idea di essere preoccupate per i salamini di ciccia. Si comprano un vestito che a loro piace, si laccano le unghie, si sistemano i capelli, e si sentono seducenti.
È come se capissero che quel che mette insieme due corpi non è la formalità del loro allestimento e la perfezione del loro appeal, ma una componente misteriosa che si chiama chimica, e può scattare senza alcuna relazione con i modelli di bellezza o la corrispondenza alle sagome fisiche predeterminate.

Lo so: ce ne sono anche in Italia, così, e chissà quante.
Ma è come se si sentissero fuori dal mercato, non so come dire.
Come se fossero uscite dal settore delle donne appetibili e scivolassero senza far rumore nella curva sud dell’obiettivo-invisibilità.