«sono l’ultimo a scendere» di giulio mozzi

sono_l_ultimo_a_scendereÈ uscito oggi in tutte le librerie (e quando dico tutte intendo tutte, visto che si tratta di un libro edito dalla Mondadori e non dalla casa editrice Pinzillaccheri&Cazzari, sconosciuta ai più ma assai attiva nell’universo letterario italiano) «Sono l’ultimo a scendere».

È il primo di una nuova serie di libri – questa è una raccolta di racconti di cui si dice qui – con cui Giulio Mozzi sta per dilagare sugli scaffali dei librai.

Non scherzo, e d’altra parte non potrei neanche permettermene il lusso, visto che Astra diceva molto chiaramente già in dicembre dell’anno scorso che il 2009-2010 era l’anno dei Gemelli e secondo me ci son cose davanti alle quali lo scetticismo razionalista deve avere il coraggio di fare un passo indietro.

Io l’ho avuto in mano stamattina, poche ore fa, versando alla casa editrice il modesto obolo di tipo 18,50 euro (meno lo sconto Fnac).
Mi veniva una pizza più bibita, d’accordo; ma – come dicono quelli profondi – il libro è cibo per la mente.
Siccome a cucinarlo è stato Giulio, figuriamoci se mi privavo del pranzo.

Poiché non sono Banzai (il che, con tutte quelle che ho passato, è un po’ strano, sì), non sono ancora riuscita a leggerlo.
Però una cosa la posso dire: l’oggetto in sé fa la sua porca figura.

La tinta-Mazzantini (color turchese che vira al verde, per Margaret avevano fatto una cosa più squillante ma el color de base xè queo) e il disegno della donna con gli occhiali infuocati sono bellissimi.
La proporzione fra spessore e peso è splendida.
I caratteri di copertina, che sono i caratteri di sistema del primo Apple Macintosh, non sto neanche qui a dire quanto sono pieni di poesia.

Io la metterei giù così: che se non andate a comperare il libro di un uomo come Mozzi che c’ha tante virtù che uno si domanda se è possibile (gli manca l’altezza, ma non è che si può pretendere tutto) siete pusillanimi.
Anzi, no: pezzenti.
Ecco.

Mi corre infine l’obbligo di segnalare due circostanze due relative al risvolto di copertina.
Poca roba ma con un suo perché.

Uno: la foto Grazia Neri (non so se mi spiego) di Mozzi su sfondo marin-roccioso e con mano su fronte, modello «da sola non sta su perché la materia grigia pesa, fatevene una ragione anche voi».

E due: la segnalazione imprecisa dell’esistenza di un domain www.giuliomozzi.com che, ahimé, è ormai solamente una sorta di account-ripostiglio in cui ci son solo cose datate.

Pare, comunque, siano allo studio emendamenti.
Sia per il sito sia per il peso della materia grigia di Giulio, intendo.