buon viaggio

S’era rimpicciolito, come.
Era diventato magro e ricurvo.

Il collo era piegato verso il petto, gli occhi – se mai l’avevano fatto – avevano smesso di guardare avanti.

Borsa a tracolla, camminava lento, procedeva come in una sorta di raccoglimento tra sé e sé.
Niente di religioso. Una specie di rassegnazione riflessiva e anche fiera, ma piena di umiltà.
Che parola fuori moda.
La usano solo nel calcio, ormai, e torcendone il senso.

E fumava.
Da un po’ di tempo s’era messo a fumare moltissimo.
In fondo, se già sapeva che l’epilogo era vicino (e la furiosa intensità con cui s’era messo a fumare è l’unico indizio che me lo lascia credere), la sigaretta era un acceleratore, un piccolo piacere che non poteva più fargli alcun male.

Parlava piano, e ti guardava una volta, una volta sola, indipendentemente da quanto lunga fosse la conversazione che teneva con te; per timidezza, credo.
E comunque parlava poco.

L’ultima volta che l’ho visto era davanti alla macchinetta del caffè, al lavoro.
«Come va?», gli chiesi.
«Eh», mi rispose con quell’accento toscano. «Non va mica tanto bene».
Un’altra domanda era impossibile.
C’è chi sa aprire solo spiragli minuscoli; e la ritrosia va rispettata, anche se è difficile. Anche se pensi che potresti essere d’aiuto.

Stamattina il prete ha detto che la sua vita è stata dedicata alla parola e agli altri.
È vero.
Era il capo dei correttori di bozze, e aveva solo 54 anni.
Conosceva la sua lingua, l’amava molto e non se ne faceva scudo.

Non ti sputava in faccia la sua cultura. La portava con disagio, anzi.
Portava con disagio l’intero suo corpo, l’intera sua vita.
Perfino i vestiti, portava con disagio.
Non che si potesse immaginarlo al mare in costume, no.
Non è che la sua natura fosse quella di uomo scoperto.
Anzi.

È che qualcuno, in qualche momento della sua vita, deve avergli portato via qualcosa di importante, di decisivo.
E lui s’è trovato solo davanti al mondo, con un grandissimo peso sulle spalle, senza che nessuno gli avesse mai insegnato che a volte le spalle si possono scrollare, e si può scappare, e si può fuggire, e vivere, e cantare sulla spiaggia, e saltare, e urlare di gioia, e nuotare nell’acqua limpida, e volare sulle nuvole.

Ciao, Riccardo.
Che la terra ti sia lieve.
Hai portato troppo peso.
Almeno la terra, adesso, ti deve rispettare.