buona fortuna all’avvocato g.

Questa è la copertina del romanzino «L’avvocato G.», edito da Senzapatria, prossimamente in uscita. Il disegno è del pittore Mario Bianco, che ha illustrato a china tutti e 24 i titoli della collana On The Road. Per sapere di più su di lui, questo è un altro link.

Questa volta, a differenza di quel che accadde con «Due colonne taglio basso», ho deciso di prendermi un po’ di tempo per accompagnare quest’avvocato dalle gambine lunghe e sottili in giro a incontrare le persone.
Credo di doverglielo, perché è attraverso di lui – se posso usare un pronome che ne fa non un oggetto ma una persona – che io ho detto a me stessa quelle due o tre cose che fino ad ora non avevo mai detto.

Andremo a Genova, a Roma, a Pesaro. A Bologna, forse. Qualcosa lui e io faremo qui a Verona, e anche a Brescia. E poi andremo in Salento, e dove altro ancora non so.

Mi viene in mente un mago della tv, un uomo dall’aspetto tremendo. Mentre parlava, girava un rullo in cui si leggeva che lui, il Mago Tal dei Tali, riceveva – tipo – a Badia Polesine, Vicenza, Roma, Forlimpopoli e Parigi.
Ecco: con «L’avvocato G.» farò come il Mago. Dai carrugi alla Torre Eiffel. O viceversa.

Sono molto contenta di non essere diventata «la signora del giallo» che il risvolto di copertina di «Due colonne taglio basso» ipotizzava mi candidassi a diventare.
Magari succederà che divento una Jessica Fletcher, chissà. Ma per adesso non è accaduto, e a me piace così.
Questa è una storia che non ha omicidi, non è un giallo, non è un noir.
Non è nemmeno piena di dialoghi come la precedente.
Per una volta non ho niente da dire su questo Paese, ma dico di cuori e di corpi.


È una storia d’amore e di erotismo. Di donne e uomini.
Di una donna che teme di confrontarsi col maschile e di scoprirsene affascinata, sedotta, grata e debitrice; ha paura di essere portata al di là dell’arcobaleno, condotta là dove la pelle canta.
È la storia di un uomo che s’è rassegnato ad abbassare di grado le sue emozioni, a dimenticarsi di sé e del suo corpo.
È la storia di un’altra donna che vuole che la sua pelle canti.
È la storia di una terza donna che si mette vicino, giudica e osserva.

Sono contenta di avere guardato sotto la pelle di un’attrazione sensuale.

E, come ho scritto nel volumetto,

Grazie a Catherine Dunne, a cui sotto il cielo di Dublino ho raccontato di questa storia mentre ci stavo lavorando.
«L’uomo di cui mi parli», mi ha detto, «io lo vedo davanti ai miei occhi come un uomo senza radici, isolato. Cosa diresti di fare del tuo Avvocato G. uno straniero?».

Per molte ragioni, G. non poteva che essere irlandese.

Adoro Dublino. Adoro l’autorevole grazia scomposta di Catherine Dunne.
Penso di doverle – pare strano, eh? – molta della fiducia nella mia voce.

Buona fortuna all’avvocato G. e alle sue gambine lunghe e sottili.