dublino o cara (presto, i sali)

Belle notizie dall’Irlanda, stasera.
Mi ha telefonato Rosemary, ed è stata proprio una bella chiacchierata.
Le avevo scritto un sms per dirle che avevamo dovuto confessare a Giovanni la verità su Babbo Natale; stasera mi ha raccontato che proprio negli stessi giorni anche loro avevano dovuto dire la stessa cosa alla nipotina Laura, che ha la stessa età di Giovanni.

«Ricordati», mi ha detto, «che tu hai una casa a Dublino, ogni volta che vorrai».
Le ho detto in italiano «ti voglio bene», e porca miseria se è vero.

Poi m’è arrivata una mail da Catherine Dunne.

Il progetto estivo procede: la cosa è così entusiasmante che mi pare di sognare.
Alla mail era allegato un suo articolo di 850 parole che l’Evening Herald le aveva chiesto di scrivere – non credo sia già uscito – intorno alle ragioni del suo successo in Italia, soprattutto in relazione alla citazione che del suo «La metà di niente» (In The Beginning) fece Veronica Lario nella famosissima lettera a Repubblica contro il marito.

Quando il giornale le aveva commissionato il pezzo lei mi aveva chiesto un’opinione da poter citare.
L’ha citata.

They (noi italiani) look outwards, beyond Italy, for the novels that please them.
Translated fiction is part and parcel of every eager reader’s life. So what do Italian readers like? It seems reasonable to ask them.

«The ability to analyze the hidden dark side of our normal, ‘ordinary’ daily lives», declares Federica Sgaggio, a novelist and journalist from Verona. «But more – we love those highly credible and rounded Irish characters who share a big part of our Italian cultural background – and Dunne creates them with warmth and wit and with elegant and intelligent prose».

Presto.
I sali.