qualche domanda sulla nave costa

Discutendo del naufragio della nave, un amico Fb mi ha chiesto stamattina quali sarebbero state le domande che io avrei fatto.

Eccone alcune.

Nell’imminenza dei fatti, in un momento in cui la Costa non poteva sapere se di quelle tre telefonate che a personale (o ex personale) Costa fece Schettino c’erano o no registrazioni, avrei chiesto alla Costa come si spiegava quelle tre telefonate fatte a loro prima ancora che a qualunque soggetto deputato ai soccorsi.

Avrei chiesto se è vero che la Costa ha o no duecento imbarcarzioni da destinare al soccorso, e – se sì – dove fossero quella sera.

Avrei chiesto che cosa sarebbe successo se il comandante avesse dichiarato lo stato di emergenza e poi si fosse scoperto che l’emergenza non era un’emergenza: chi pagava, insomma; e quali conseguenze avrebbe avuto sullo stato di servizio del comandante un allarme dato troppo in anticipo.

Avrei chiesto se la politica aziendale era quella di essere assolutamente certi al cento per cento che ci fosse effettivamente un’emergenza prima di autorizzare il comandante a dichiarare l’emergenza.

Avrei chiesto che tipo di contratto di lavoro è applicato al personale di bordo.

Avrei chiesto in cosa consistono le esercitazioni per la gestione delle emergenze.

Avrei chiesto dell’«inchino», se la compagnia era a conoscenza della prassi.

Avrei chiesto come la compagnia poteva essere sicura fin da quel primissimo momento che le responsabilità erano tutte contenute in un errore umano.

Avrei chiesto com’erano i rapporti interni all’equipaggio.

Avrei chiesto se c’erano state precedentemente notizie di problemi di relazione; se erano state depositate all’azienda lamentele sul comportamento di Schettino, per esempio, da parte di altri colleghi.

Avrei tentato di chiedere anche se era in condizione di escludere che fosse stata la compagnia a domandare di ritardare l’allarme, forse pensando che la cosa si sarebbe potuta gestire in sordina, senza fare troppe onde…

Queste son le prime domande che mi sono venute in mente, senza aver visto i luoghi e senza conoscere le carte.

Frattanto, procede la merdificazione di Schettino.
Può ben essere che sia colpevole, ma il contesto fa la differenza, inscrive i fatti nella loro cornice dinamica, di cause ed effetti.

Alle 14.52, il Corriere ha pensato che forse, dopo aver somministrato cinque giorni di manicheismo, c’era qualche altra cosa da capire.