sacconi, la «soluzione finale» per il lavoro

Il ministro del lavoro Sacconi la chiama «poderosa operazione di deregolazione del mondo del lavoro», e alla platea amica dei giovani della Confindustria spiega che l’operazione andrà dalla cancellazione del libro matricola e del libro paga alla revisione delle norme sulla sicurezza, fino alla deregolazione della flessibilità dell’orario di lavoro.

Ce ne sarebbe già abbastanza per domandarsi, in preda alla disperazione, cos’altro ancora si debba vedere, prima che questa gente si plachi, appagata della sua vittoria.
Ma Sacconi sa che può fare di più. E infatti eccolo qui: «Metteremo mano» (non «rifletteremo su», o «modificheremo»: che linguaggio arrogante e padronale…) «al testo unico sulla sicurezza», dice riferendosi a uno degli ultimi provvedimenti del governo Prodi, quello sull’inasprimento delle sanzioni contro le aziende in cui si verificano incidenti al lavoratori a causa del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza.

E come viene in mente, a Sacconi, di metter mano al testo unico sulla sicurezza? Gli viene in mente perché – questo, riesce a dire un ministro del Lavoro (e non un ministro degli industriali, signori: un ministro del Lavoro) «sanzioni sproporzionate distolgono l’attenzione delle imprese dallo sforzo di aumentare la sicurezza, spingendole ad adempiere a comportamenti formalistici per evitare le sanzioni».

Le sanzioni distolgono l’attenzione delle imprese, dice.
Ma per piacere.
Ma con quale faccia.
Con quale faccia.

Forse ha ragione lui: se sul lavoro, finalmente, morisse un po’ più di gente, forse si risolverebbe definitivamente il problema della disoccupazione.