una boccata d’ossigeno sulla «stampa»

Ci sono volte che uno – o meglio: una, cioè io – apre un giornale, lo sfoglia, e trova qualcosa per cui sentirsi orgoglioso del lavoro che fa, perché su quel giornale trova una perla. Che per forza di cose dev’essere stata deposta sulla pagina da un giornalista.

Sulla Stampa di oggi c’è un articolo bellissimo di Daniele Giglioli, che presenta il libro che lo psicoanalista Miguel Benasayag ha scritto con Angèlique del Rey.
Il titolo del pezzo è «Le virtù del conflitto».
Il titolo del libro – che dopo aver letto Giglioli viene voglia di andare subito a comprare – è «Elogio del conflitto».
L’idea – non nuova, ma ragazzi che boccata d’ossigeno vederla scritta su un giornale, di questi tempi – è che il conflitto genera dinamismo e crea relazione.

«Quanto più una società è vitale», scrive Giglioli, «tanto più è in grado di rendere produttive le contraddizioni che la agitano; quanto più è incattivita, inerte, assillata dal timore di perdere la sua “identità”, tanto più le rimuove, neutralizzandole nello sterile “dibattito” delle opinioni, o demonizzandole nella forma dello “scontro”: esempio massimo, lo scontro di civiltà».

«Ma lo scontro è soltanto il caso estremo del conflitto, la sua degenerazione». Nel conflitto, «nessuno dei due termini, quale che ne sia l’esito, ne esce mai immutato».
Ma «se lo scontro è un conflitto andato a male», scrive Giglioli, e a me viene voglia di saltare dalla gioia di poter leggere cose come queste, «il dibattito è il suo surrogato e la sua parodia. A dispetto dei toni accesi e spesso sconfinanti nell’insulto, si dibatte ormai solo tra chi è già d’accordo sul fatto che l’unica soluzione possibile è gestire l’esistente. Le alternative radicali sono perniciose se diventano pubbliche e vanno respinte nella sfera privata dei gusti, delle credenze, delle idiosincrasie, delle utopie. Viviamo non nel migliore (che già sarebbe una posizione suscettibile di un contraddittorio vero), ma nell’unico dei mondi possibili. Chi non è d’accordo è in malafede, oppure non ha capito, oppure è un mostro incomprensibile che va respinto ai confini della città ideale».
Acqua purissima. Di fonte.

E così, mentre in Parlamento tutti si compiacciono di questo farsesco e finto fair play istituzionale, «si moltiplicano le intimidazioni, le aggressioni, i pogrom».
Ma «come potrebbe essere diversamente», si domanda Giglioli, «se sui giornali e in televisione leggiamo di continuo che ogni dissenso è violenza, ogni contrapposizione è guerra, ogni critica è partito preso?».
Mamma mia come sono contenta di avere letto questo pezzo.