provincia cattolica

A Verona, l’assessore provinciale di Forza Italia (e già candidata nella lista anti-194 di Ferrara) Maria Luisa Tezza invita i cittadini a partecipare alla manifestazione milanese di domani «Acqua per Eluana» (quella con la quale si intende difendere ciò che fatico a chiamare permanenza in vita della ragazza in coma da sedici anni).

Lo fa – si legge sul comunicato – perché la sentenza con la quale il padre e il curatore speciale di Eluana sono stati autorizzati a porre fine all’alimentazione forzata della donna «scavalca di fatto le istituzioni quali il Parlamento e la stessa Chiesa nel definire cos’è vita e cos’è morte».

Per l’assessore Tezza, apprendo, la chiesa è dunque un’istituzione civile e rappresentativa, alla pari del Parlamento, assemblea titolata, secondo la sua visione, a «definire cos’è vita e cos’è morte».

Ora.
Capisco che al Parlamento possa anche a volte spettare l’ipotetico onere di legiferare per definire in modo convenzionale, contingente, normativo e pattizio le frontiere dell’eticamente praticabile.
Ma da qui a dire che a definire cos’è vita e cos’è morte possa essere una qualunque istituzione civile, ancorché tecnicamente rappresentativa, il passo a me sembra molto, tremendamente, lungo.
Figuriamoci quanto lungo mi sembra il passo che conduce a legittimare il conferimento di un simile potere civile – vale la pena di ripeterlo: civile – a un’istituzione contemporaneamente monarchica, religiosa, e confessionale.
Non ho niente da aggiungere.

No. Forse ho da aggiungere solo questo: che sopra al testo del comunicato c’è scritto «Provincia di Verona», e sotto la firma dell’assessore c’è scritto «Comunicazione e Ufficio Stampa, telefono…».
Probabilmente – magari mi sbaglio, ma le forme sembrerebbero deporre a favore di quest’ipotesi – il parere dell’assessore è condiviso dall’intera istituzione rappresentativa Provincia.