smentita: non erano gli alpini i delatori antifumo

Il romeno multato nel parco giochi veronese perché stava fumando una sigaretta – quale scempio – non è stato denunciato dagli alpini che gestiscono il giardino.
La rettifica arriva dalla stampa, su cui si legge che a chiamare i vigili è stata «una signora».
A riferirlo sono gli alpini: «timorosi», c’è scritto, «di essere scambiati per i “delatori”».

Mi compiaccio vivamente dell’abilità – immagino naturale e inconsapevole, ma d’altra parte ragionevolmente favorita dall’ossessione «normativa» di questo periodo – con la quale gli alpini hanno evitato tanto di pronunciarsi a favore del divieto di fumo all’aperto nei parchi, quanto di dirsene contrari.

L’accorgimento – parlare dicendo il meno possibile, sia pur senza necessariamente mentire, e in ogni caso tentando di limitarsi alla sola correzione delle inesattezze – è un suggerimento valido per molti (me compresa, che manco di questa competenza), poiché consente a quelli di noi più pavidi (ed è evidente che non sto parlando degli alpini) di sostenere in tempi appena sfalsati e con sostanziale indifferenza coppie di posizioni antitetiche a seconda della mutevole necessità che si presenta e della variazione di interlocutore.

Di questi tempi, simili capacità fanno parte del kit di base per la sopravvivenza nei contesti urbani e asseritamente civilizzati, maxime se trattasi di contesti attenti all’immagine che di sé viene trasmessa all’esterno.