la jihad cattolica

Dal Corriere.it:

«Spulciare nella posta elettronica della propria moglie, scoprire che lei è lesbica, e utilizzare quel dato, assieme a tante missive private a lei indirizzate e appositamente fotocopiate, per chiedere l’annullamento del matrimonio religioso davanti alla Sacra Rota non costituisce violazione della privacy. Prevale, infatti, sul diritto alla riservatezza «il diritto fondamentale di libertà religiosa» che si esprime, in questo caso, nell’agire «in giudizio» e «difendersi anche innanzi a un Tribunale ecclesiastico». Lo scrive il giudice delle terza sezione penale del Tribunale di Milano, Giuseppe Cernuto, nelle motivazioni della sentenza con la quale ha assolto dall’accusa di trattamento illecito di dati personali sensibili un uomo di 41 anni di Como».

E poi, subito dopo aver riportato il fatto che fra i due non ci fu mai sesso, né prima né dopo le nozze (elemento che allo zelante marito sarebbe ben più che bastato per ottenere l’annullamento dalla sacra rota), si spiega che l’uomo è

«esponente di una famiglia che aveva parte attiva nella prelatura personale della Chiesa cattolica Opus Dei e pienamente consapevole, come tale, del valore sacramentale del matrimonio».

Infine:

«L’interesse all’accertamento giudiziale della validità» del vincolo matrimoniale, secondo il magistrato, rientra nella «libertà dell’esperienza religiosa» che «rappresenta, sotto il profilo giuridico costituzionale, un aspetto della dignità della persona umana, riconosciuta e dichiarata inviolabile dall’art.2 della Costituzione». E non incide «su questa conclusione il
carattere non nazionale e non statuale dei Tribunali ecclesiastici». Anzi, il giudice sottolinea che «il principio, riferibile a qualsiasi confessione religiosa, si pone vieppiù nel solco del riconoscimento del valore della cultura cattolica».

Cioè.
Se sei dell’opus dei, e perciò non ben collegato al potere, ma solo «pienamente consapevole del valore sacramentale del matrimonio»; e se vuoi chiedere e ottenere l’annullamento del matrimonio in quel tribunale non statale e non nazionale che loro chiamano sacra rota, non farti nessuno scrupolo, perché l’ordinamento di questo Paese protegge ogni tua bassezza.
Non è chiaro se lo faccia perché sei «pienamente consapevole eccetera», perché fai parte «di una famiglia che aveva parte attiva nella prelatura personale eccetera», o perché – semplicemente – avevi sposato una schifosa che praticava rapporti contro natura mentre tu, piccolo ingenuo, speravi senza sosta che lei si convertisse all’eccellenza della tua possanza virile.

Se sei dell’opus dei, insomma, puoi fare a pezzi in tutta tranquillità la riservatezza della donna che – consapevole come sei del vincolo matrimoniale – certamente devi aver amato moltissimo, sia pur senza renderti conto – candido come sei, tu che sei «pienamente consapevole del valore sacramentale del matrimonio» – che l’assenza di sesso fra voi poteva significare qualcosa.

Se sei dell’opus dei, puoi permettere che la sua dignità venga calpestata dalla tua chiesa, e troverai un giudice del tribunale civile che – consapevole anch’egli, probabilmente, dell’importanza del matrimonio, non si sa se per appartenere anch’egli all’opus dei – ti dirà in carta da bollo che la libertà dell’esperienza religiosa (la libertà dell’esperienza religiosa?) è più importante del diritto alla riservatezza degli altri.

E se fra un po’ la libertà dell’esperienza religiosa autorizzasse il delitto d’onore?
Non vorrei essere nei panni di quella donna fatta a pezzetti dalla «libertà dell’esperienza religiosa» del marito e dei suoi sodali dell’opus dei.