zitti, c’è pasolini

«Io sono più di due anni che cerco di spiegarli e volgarizzarli questi perché. E sono finalmente indignato per il silenzio che mi ha sempre circondato. Si è fatto solo il processo a un mio indimostrabile refoulement cattolico. Nessuno è intervenuto ad aiutarmi ad andare avanti ed approfondire i miei tentativi di spiegazione.
Ora, è il silenzio, che è cattolico. Per esempio il silenzio di Giuseppe Branca, di Livio Zanetti, di Giorgio Bocca, di Claudio Petruccioli, di Alberto Moravia, che avevo nominalmente invitato a intervenire in una mia proposta di processo contro i colpevoli di questa condizione italiana che tu descrivi con tanta ansia apocalittica: tu, così sobrio.
E anche il tuo silenzio a tante mie lettere pubbliche è cattolico. E anche il silenzio dei cattolici di sinistra è cattolico».

«Tu hai privilegiato i neofascisti pariolini del tuo interesse e della tua indignazione, perché sono borghesi, La loro criminalità ti pare interessante perché riguarda i nuovi figli della borghesia.

Li porti dal buio truculento della cronaca alla luce dell’interpretazione intellettuale, perché la loro classe sociale lo pretende.

Ti sei comportato – mi sembra – come tutta la stampa italiana, che negli assassini del Circeo vede un caso che la riguarda, un caso, ripeto, privilegiato. Se a fare le stesse cose fossero stati dei “poveri” delle borgate romane, oppue dei poveri immigrati a Milano o a Torino, non se ne sarebbe parlato tanto in quel modo. Per razzismo».

Pier Paolo Pasolini, «Lettera luterana a Italo Calvino», 30 ottobre 1975, in «Pâté de Foi Bourgeois – Pier Paolo Pasolini» di Francesco Forlani, da Nazione indiana.

(Grazie a Barbara, che trova i nessi per le teste e i balsami per i cuori)