style, il cronicario della razza padrona

Interrompo la lettura di un libro appena cominciato per dire questa cosa che mi ronza in testa da molto, si lega con il post precedente, e – in definitiva – mi urge: che il lurido volgare classismo di questo Paese mi fa schifo.
Dev’essere che ieri sera mi è capitato per le mani Style Magazine, e – ogni volta che la vedo – quella pubblicazione ha il potere di sconvolgermi.

Solo che oggi non ho tanta voglia di scherzarci su, perché quando leggo di orologi che costano oltre trentamila euro, di una cretinetta di neanche vent’anni che viene interpellata perché dall’alto del suo paio di milioncini di euro l’anno insegni a noi merde stipendiate o disoccupate come si sta al mondo, o quando leggo che Battista dice che i giovani dovrebbero fare la rivoluzione (lui. Lo dice lui) perché la scuola non fa il suo lavoro democratico, ovvero premiare il meritevole e punire il fannullone (ma il compito della scuola democratica non è insegnare a tutti? Mettere tutti in condizione di sapere?), be’, quando leggo queste cose mi viene da vomitare.

Quel giornale è un insulto.
Un pugno nello stomaco.
Promuove l’idea che esista «gente di classe» che in realtà per il suo stesso porsi in questo modo perde ogni classe.
Mette noi merde nella condizione dello schiavo guardone.
Sigla l’esistenza di un feudalesimo di ritorno.

Non ho niente contro la frivolezza, ma questa non è frivolezza; questa è un’idea di mondo esclusivo, per pochi cafoni che amano molto l’idea di schiacciare i microbi che dai buchi nelle pareti dovessero riuscire a intrufolarsi nel loro corridoio ospedalizzato di ricchezza volgare e ostentata.

E al di fuori di quel patetico cronicario, ridicole controfigure di montezèmolidi, marzottidi, borromeidi, borgheseidi, battisteidi, elkannidi, scaraffidi e gallidellaloggidi sciamano nei cortiletti delle scuole dei nostri figli, guidano orrendi carri funebri alti sei metri da terra, trasmigrano per pause sabbatiche in chalet montani e poi ritransumano a valle un po’ più arancioni in viso, camminano per le strade con le loro ventiquattrore vuote d’oggetti e piene di miseria, passeggiano con sciarpe enormi annodate intorno al collo, ti squadrano mentre le loro gambine si raffreddano in pantaloncini rinsecchiti in cui si sentono così tragicamente attraenti…