contessine intellettuali che svernano in provenza

Da un’intervista a Saviano uscita qui il 16 ottobre 2007, mai finora smentita.

Considerare ancora la periferia un lato morto del territorio è un’idiozia molto più italiana che francese.
La periferia in realtà è la città non ancora realizzata.

E poi la loro (quella francese delle banlieue, ndr) è una produzione quasi sempre criminale.

La differenza abissale tra Secondigliano e Saint Denis è che non c’è un’infrastruttura imprenditoriale organizzata in Francia.
Infatti i napoletani li sfottono. In una canzone dei Cosang si dice: «A Francia s’atteggia/ ma là nunn’ esiste ‘o sistema ca paga i stipendi/ ‘e pegg’ nun s’assettano cu’ chi fa ‘e leggi». Un modo per dire: voi urlate “Parigi brucia” ma sappiate che in Francia non ci sono salari per le famiglie dei camorristi.

Le banlieues non hanno prodotto una mafia seria, capace di fare il salto di qualità. Hanno piccole gang. Però credo che avverrà. Oggi per esempio tutte le minoranze magrebine sono comandate dalla mafia turca.

Rivendico il mio diritto di dire che sono affermazioni apodittiche, indimostrate, a tratti apparentemente prive di senso.
Criticare, bella gente che invoca la vergogna come un anatema contro chi critica Saviano, non è delegittimare.

In quale misura un intellettuale ha bisogno della «legittimazione»?
E di quale legittimazione ha bisogno un intellettuale?
Quella della tv, dei giornali mainstream?
Quella degli intellettuali che parlano tra loro in luoghi pubblici come se fossero vecchie contesse incipriate che stanno svernando in Provenza con la servitù, i bauli di abiti lunghi e decine di ombrellini a tono, epperò hanno cionondimeno attivissimi neuroni temprati da severissimi studi e grandi cuori solidali?

(L’intervista è citata in parte da Alessandro Dal Lago a pagina 15 di «Eroi di carta», manifestolibri)