lacrime e minacce (e maiuscole)

Da Repubblica, qui.

«Questa volta non passa. Se il sostegno alle imprese e ai cittadini vicentini non ci sarà da parte dello Stato, noi non pagheremo le tasse’», ha dichiarato a Radio 24 il vicepresidente degli industriali vicentini, Luciano Vescovi, parlando dei danni causati in Veneto dal maltempo.

Com’era la storia che i meridionali aspettano sempre tutto dallo Stato?
Com’era la faccenda che non sanno far altro che lamentarsi e non si rimboccano le maniche?
Certo: al nord san fare di più. Minacciare di non pagare le tasse.


A margine, una domanda: al di là dell’imponderabilità dell’ira della natura, non c’è forse alcuna responsabilità nel fatto che stiamo consumando ogni centimetro quadrato di mondo mettendoci cemento, case, strade, case, cemento e strade?

E infine: com’è che il governo dà pochi soldi al Veneto?
Troppo sicuri che continueranno a votarli?

Noterella conclusiva: vero che parla il vicepresidente degli industriali. Ma per la miseria: è mai possibile che «le imprese» vengano sempre prima dei «cittadini»?
Rileggete la frase di Vescovi.
Come se coloro che aprono le imprese non avessero l’identità di cittadini, ma il loro essere «imprenditori» esaurisse ogni altra identità possibile.

Ps. Noto che, nel titolo di Repubblica, Bertolaso non è sottosegretario alla protezione civile, né responsabile del dipartimento della protezione civile, bensì – come da qualifica di regime – «capo» della protezione civile.
E la «c» iniziale è deferentemente maiuscola.
Quanto, quanto c’è – mi domando – da ricostruire?