it could be sweet

In un thread avviato da me sulla mia bacheca di Fb a proposito della concitazione della vita e del bisogno di lentezza (che per essere preparata esige paradossalmente un’accelerazione, a meno che non si pensi di fuggire, ma la fuga per me non è un orizzonte), m’è venuto da dire che investire su se stessi significa investire sulla propria fragilità, perché sulla propria forza non c’è niente da costruire.
Io questa cosa la «sento» proprio, la avverto senza nemmeno essere in grado di argomentarla con la compiutezza che vorrei.
Sento che non è la semplice fascinazione retorica dell’opposto, ma è anche vero che in questo pezzo di vita mi sembra di dover guardare da vicino l’«opposto», il «distante».