come le donne un po’ zoccole

Ma sì! Giusto! Sotto il ma-gni-fi-co titolo

La piazza civile e i soliti violenti

ha ragione lui, l’esimio Merlo!

La voglia di fare a botte, la strategia di stuzzicare il lupo per farsene vittima, di provocare i manganelli della polizia per poi gridare “polizia fascista” è un triste copione che troppe volte si ripete e che ferisce, molto più di Berlusconi, l’Italia intera.

Ha proprio ragione, perbacco.
Proviamo a tradurlo così, e vediamo che effetto fa:

La voglia di farsi strapazzare, la strategia di stuzzicare il lupo per farsene vittima, di provocare la carne debole degli uomini per poi gridare “mi ha violentato, mi ha violentato” è un triste copione che troppe volte si ripete e che ferisce, molto più che un singolo maschio, l’Italia maschile intera.

Mi si dirà: ma la violenza è un’altra cosa…
Sì.
Giusto.
La violenza è un’altra cosa.

Pare che lo pensi anche un gip… (da qui)

Il pubblico ministero ha chiesto per Sicurello la custodia cautelare in carcere e per Cavalcanti l’obbligo di dimora nel suo comune di residenza. Il giudice ha invece deciso di scarcerarli tutti e due. Con la sua decisione, il giudice di Monza ha dunque accolto le richieste dei difensori dei due giovani e rinviato il processo nel merito al 7 marzo prossimo, alle 10.30. Nel frattempo le indagini stanno proseguendo con l’esame dei filmati che documentano gli incidenti, realizzati da agenti e militari».

A me pare stupidamente conformista la cantilena di ma la violenza mai, ah questi giovani che non capiscono l’importanza di non provocare la repressione, oh come sarebbe cruciale che pur venendo politicamente massacrati giorno dopo giorno da molti anni non reagissimo.
Con bottigliate, peraltro. Mica col mitra, s’intende.

Come se la violenza – che lo si voglia accettare oppure no – non fosse l’unico rimedio storicamente conosciuto per disfarsi di tirannidi o di poteri giudicati inaccettabilmente ingiusti.
E io non sto dicendo che quello di Berlusconi sia tale per definizione, eh.
Sto solo dicendo che è ridicolo avere un giudizio tanto perbenisticamente liquidatorio della violenza, soprattutto quando quella violenza non ammazza nessuno.