saviano, riotta, il signor fango e la verità

Questa me l’ero persa e non ho scusanti.

EDITORIA: SAVIANO, MI DISPIACE PER RIOTTA, LIBERTA’ SGRADITA
(ANSA) – ROMA, 15 MAR – «Mi dispiace molto che Gianni Riotta abbia deciso di lasciare il Sole24Ore perché la sua direzione ha realizzato un giornale libero, con al centro la battaglia antimafia che una parte responsabile di Confindustria aveva deciso di combattere». Lo dice Roberto Saviano in una dichiarazione.

«Un giornale che era riuscito a far arrivare ai lettori giovani le argomentazioni spesso non facili dell’economia e della finanza. Il fango – continua Saviano – insinua che con la direzione Riotta il Sole perdeva copie, la verità è un’altra e basta vedere i dati reali, in Italia fare il giornalista è un mestiere pericoloso se si vuole essere liberi e senza condizionamenti. La libertà dei giornalisti è sgradita al potere politico».(ANSA).

In giro ho letto, con colpevolissimo ritardo, critiche al vetriolo su queste dichiarazioni.
L’ex del cdr Nicola Borzi, per esempio, già mittente di una memorabile lettera al collega Christian Rocca, ha scritto una lettera piuttosto feroce al direttore dell’Ansa.

Come si legge qui, è intervenuto, facendo a pezzi Saviano, perfino Travaglio.
Qualcos’altro si legge qui e anche qui.

A me che di battaglie antimafia non so niente e non ho nemmeno gli elementi per dire se Riotta l’abbia effettivamente condotta oppure no, né so se egli sia o no un giornalista libero, né tantomeno conosco con tutta la perizia di Saviano la topografia interna alla Confindustria, suddivisa nei sobborghi dei «responsabili» e degli« irresponsabili», sembra di dover dire qualcos’altro.

Uno.
Se – come dice Saviano – Riotta ha «deciso di lasciare il Sole 24Ore», fatico a capire il motivo per il quale si debba ricorrere alla categoria del «giornalista scomodo» come se qualcuno l’avesse cacciato, cosa che del resto viene normale supporre anche quando Saviano dice che «il fango» parla di perdita di copie.
Potrebbe essere che Riotta sia stato costretto alle dimissioni, questo è vero.
Ma forse si sarebbe dovuto dire.
In assenza di riferimenti a questo, resta la contraddittorietà di uno scenario nel quale convivono sullo stesso fondale l’autonoma decisione di Riotta e le macchinazioni del Signor Fango, che Saviano eleva a rango di personaggio-simbolo di tutti i cattivi del mondo.

Due.
Dice Saviano che «la verità è un’altra, e basta vedere i dati reali» per capire che il Sole non perdeva copie come invece sostiene il Signor Fango.
Può essere.
Ma parlare di verità è impegnativo.
Così impegnativo che sarebbe gradito poter almeno conoscere la fonte da cui discende la credibilità della notizia che dà Saviano.
Invece, niente. Non sapremo dove Saviano ha attinto i dati veri, quelli non inquinati dalla malevolenza e dall’odio del fango.
Ancora una volta, la verità di cui parla Saviano si fonda in re ipsa.

Tre,
Io non sono in grado di dire con la sicurezza mostrata per esempio da Travaglio nel pezzo che ho linkato sopra se effettivamente Riotta sia stato tutt’altro che un giornalista libero.

Io non ho le prove per poter dire come Borzi – che al Sole lavora – che

Il tono della “lotta antimafia” di Riotta è sempre stato a corrente alternata: forte con la criminalità “bassa”, quella che strangola i commercianti col pizzo (specie se i commercianti in questione sono i suoi cugini della “Antica Focacceria San Francesco” di Palermo), debolissimo, quasi assente, con la criminalità “alta”, quella dei colletti bianchi.

Io non so se Saviano abbia almeno in parte ragione.
Posso supporre, per esempio, che Riotta abbia anche storicamente avuto una certa qual renitenza nella «lotta antimafia» ma che cionondimeno egli sia stato cacciato dal Sole 24Ore perché giusto questa volta aveva – chissà – pestato i piedi a qualche potere.

In fondo, l’ipotesi che Riotta sia stato fucilato metaforicamente dai «cattivi» ha – a leggere gli interventi che ho citato, da Saviano in giù – lo stesso tasso di credibilità delle altre affermazioni (fatta eccezione per la lettera di Borzi, che i suoi dati li porta).

Ma il problema – ed è sorprendente e doloroso che se ne accorgano in pochi – è esattamente questo!
Né a Saviano né a Travaglio effettivamente interessa che le loro affermazioni siano supportate da argomenti in grado di convincere uno scettico.

E noi che li leggiamo siamo costretti a decidere a quale dei due credere non in forza della persuasività dei loro argomenti, ma solo in relazione alla credibilità che a priori (a priori rispetto all’argomento di cui si parla, s’intende) tributiamo a ciascuno di loro.

Questo spiega molte cose, secondo me.
Prima fra tutte, il fatto che in questo Paese profondersi in una sequela di dichiarazioni autofondate viene definito «impegno civile».

La foto arriva da qui, da un’intervista che Riotta ha fatto a Saviano. Il titolo è questo: «La mia Gomorra può sperare negli immigrati».