lo show divora tutto


Va bene che la serata era stata organizzata da Santoro.
Ma era stata organizzata da Santoro per celebrare i cent’anni della Fiom.
I titoli di Corriere e Repubblica contengono in home page, belle grandi, le parole «Santoro», «Benigni» e «serata» o «festa».
La parola Fiom è, minuscola, nei sommarietti.

È diventato un evento televisivo, che rileva in quanto tale, e in quanto capace di fornire identità a coloro che si sono seduti davanti alla tv a guardarlo.
Di quante altre prove abbiamo bisogno per capire che al di là dello show in questo modo di «governare» le appartenenze non c’è nient’altro?

Quando capiremo che quel che sta succedendo è che da cittadini siamo diventati audience consenziente, che nell’atto di guardare consuma ed esaurisce ogni possibile forza propulsiva (ammesso che ce ne sia, e ammesso che questi «eventi» siano espressione di una forza propulsiva)?

È così deprimente vedere ogni giorno l’esaltazione di chi pensa che con una trasmissione, con una petizione, con la creazione di un gruppo Facebook, stiamo «ribellandoci» e creando un «nuovo Paese».
Nell’intervista di Repubblica tv, l’altro giorno, a Saviano, l’intervistatrice arrivava perfino a dire che essere andati a votare ai referendum è stato un atto di «disobbedienza civile».
Come se i referendum non fossero stati organizzati dallo Stato.
Come se votare fosse un atto di disobbedienza, istituzionalmente parlando.

Non se ne esce.
Dobbiamo rassegnarci a perdere, e perdere, e perdere ancora; e perderemo anche se avremo vinto, perché c’è tutto da ricostruire. Tutto. L’abc.
Ci vorrà tempo.
Io non lo vedrò, ma forse mio figlio.

Forse, chissà, mio figlio potrà tornare a parlare di diritti e non di «libertà di scelta».
Perché se devo scegliere due espressioni simboliche della differenza abissale – anzi: della contraddizione – che esiste fra la politica e queste forme di «para-democrazia diretta spettacolare», io scelgo quelle due.
I diritti dei cittadini e la libertà di scelta.
Che sono l’istantanea miniaturizzata della sinistra e della (migliore?) destra.