non può che essere un caso

È sicuramente un caso. Non può che essere un caso. Rifiuto di pensare che non sia un caso.
Al secondo giorno nella nuova scuola, la Castleconnell National School, Giovanni è stato invitato al parco a giocare da due compagni, ed è già stato a casa da uno dei due.
Quando siamo andati a prenderlo, i genitori ci hanno detto che Giovanni è il benvenuto in qualunque momento.

Poco prima, sempre nel pomeriggio, lui mi aveva detto sorpreso: «A Verona, in tutto l’anno scolastico sono stato invitato da un compagno di classe una volta sola».

Ecco.
Dev’essere assolutamente un caso.
Non può che essere un caso.

Ah.
A un certo punto del pomeriggio mi vedo in giardino ragazzine con cappellini e trombette, bambini che corrono e cani che saltellano.
Per farla breve, i vicini sono venuti a fare una festa da me, nel mio giardino sul retro.

Oggi sono stata di nuovo a Limerick a prendere Francesca, un’amica Facebook con cui da domani andrò a Listowel al quarantennale del Writers’ Festival (curando la traduzione italiana degli aggiornamenti che Catherine Dunne posterà sulla sua bacheca di Facebook).

Limerick è veramente una città pazzesca.
«Sembra un film di Ken Loach», ha detto Francesca.
Porca miseria se è vero.
Si ha come l’impressione che la tigre celtica non abbia nemmeno fatto in tempo a ruggire che già è arrivato il morso della crisi.

In un’intervista di qualche tempo fa, Frank McCourt diceva che a Limerick molti ce l’avevano con lui perché lo accusavano di aver messo la città in una cattiva luce raccontandone le miserie con toni esageratamente dark.

Io non l’ho vista tutta, ovviamente; e sono certa che ci saranno anche i quartieri alti (ma saranno veramente un indicatore di civiltà?); d’altra parte, questo paesino a pochi chilometri della cintura dove stiamo ora sembra un luogo dove circola – no: dove è circolato – il denaro.
Ma se adesso, ora, la città è così, cosa doveva essere a metà del secolo scorso, quando s’è svolta la storia che McCourt racconta nelle Ceneri di Angela?