galli della loggia o jovanotti?

Il problema vero, profondo, strutturale dell’Italia sta altrove. Sta nell’esistenza di un immane blocco sociale conservatore il cui obiettivo è la sopravvivenza e l’immobilità.
Nulla deve cambiare.
È questo il macigno che ci schiaccia e oscura il nostro futuro.
Il blocco conservatore-immobilista italiano è un aggregato variegatissimo.
Ne fanno parte
– ceti professionali vasti e ferreamente organizzati intorno ai rispettivi ordini,
– gli statali sindacalizzati,
– gli alti burocrati collegati con la politica,
– i commercianti evasori,
-i pensionati nel fiore degli anni,
– i finti invalidi,
– gli addetti a un ordine giudiziario intoccabile,
– i tassisti a numero chiuso,
– i farmacisti contingentati,
– i concessionari pubblici a tariffe di favore,
– il milione circa di precari organizzati,
– gli impiegati e gli amministratori parassitari delle spa degli enti locali,
– gli imprenditori in nero,
– i cooperatori fiscalmente privilegiati,
– i patiti delle feste nazionali,
– i nostalgici della contrattazione collettiva sempre e comunque,
– le schiere di elusori fiscali,
– gli imprenditori in nero,
– gli aspiranti a ope legis e a condoni,
– quelli che non vogliono che nel loro territorio ci sia una discarica, una linea Tav, una centrale termica, nucleare o che altro.
E così via per infiniti altri segmenti sociali, per mille altri settori ed ambiti del Paese. In totale, una massa imponente di elettorato.

Un elettorato ormai drogato, abituato a trarre la vita, o a sperare il proprio avvenire, dal piccolo o grande privilegio, dall’eccezione, dalla propria singola, particolare condizione di favore.

La citazione arriva da qui.

Secondo Galli della Loggia, il – santa pace – «blocco conservatore-immobilista» riunisce sotto le stesse orride insegne l’«elettorato ormai drogato» dalle proprie piccole o grandi «condizioni di favore».

Non capisco come si possa sostenere che ne facciano contemporaneamente parte, per esempio, coloro che sono iscritti a un ordine professionale e i «precari organizzati» (molto privilegiati, a differenza dei precari non organizzati); i pensionati giovani (che facciamo? Li facciamo tornare al lavoro ora che magari hanno compiuto i 65? Oppure facciamo quelli che pensano che i prepensionamenti siano stati di giovamento solo ai prepensionati e non anche a chi li prepensionava?) e – mio dio – i «finti invalidi».

Non so.
Il tasso di coerenza interna di questo inciso mi fa venire in mente il pantheon ecumenico ed eterogeneo di Jovanotti.
Questa cosa qui, intendo:

Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa
che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa
passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano
arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano.